31 dicembre 2014
29 dicembre 2014
PRODI:"Salvare l’ILVA non basta: indirizzare cervello, cuore e portafoglio verso nuovi settori, nuovi prodotti e nuove imprese Politica industriale – Il salvataggio dell’ILVA come punto di partenza"
Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero del 28 dicembre 2014
Da anni assistiamo all’arretramento delle grandi imprese italiane, sia di quelle originate dalle privatizzazioni di aziende pubbliche, sia di quelle nate e cresciute come imprese private. Si sono assottigliati, fino a scomparire, gli eredi della Montedison e dell’Olivetti, si è ridotta ad un quarto la produzione nazionale della Fiat (mentre la sua cittadinanza diventava angloamericana) e si è dissolta la presenza multinazionale della Telecom. L’elenco potrebbe continuare ma ce la caviamo più in fretta dicendo che di grandi aziende italiane abbiamo solo l’Eni, l’Enel e le due maggiori banche. Un numero ridicolo per un paese come l’Italia che, pur con i suoi limiti e con la caduta precipitosa degli ultimi anni, resta il secondo paese industriale d’Europa, distanziando di molte lunghezze sia la Francia che la Gran Bretagna.
Da un paio d’anni è appesa a un filo anche la vita del più grande impianto della nostra siderurgia, lo stabilimento dell’ILVA di Taranto. Non solo il maggiore stabilimento siderurgico d’Europa, ma il più efficiente di tutti, anche se, negli ultimi tempi, l’efficienza è crollata a causa delle sempre più frequenti interruzioni della produzione, dovute ad una prolungata mancanza di manutenzione e alle conseguenze negative delle tensioni che hanno accompagnato l’incertezza circa la sorte dell’impresa. Incertezza originata dalle inadempienze di carattere ambientale alle quali si è fatto fronte con misure politiche e giudiziarie totalmente inadeguate a raggiungere l’obiettivo di rendere compatibile il futuro dell’azienda con il necessario adeguamento delle strutture produttive alle regole di salvaguardia della salute dei lavoratori e dei cittadini. Si è trattato di una controversia senza fine e senza un dialogo costruttivo fra autorità giudiziarie, autorità politiche e responsabili dell’impresa che il governo è stato infine costretto a commissariare. Un vero e proprio manuale di come non devono essere i rapporti fra magistratura e politica per rendere compatibili le esigenze della salute e dell’economia. Il mondo politico è rimasto paralizzato dal potere della magistratura che, a sua volta, ha brandito i codici come uno strumento da applicare in modo del tutto indifferente rispetto alle conseguenze delle decisioni stesse a alla loro concreta applicabilità. Questo, tuttavia, riguarda il passato. Negli ultimi mesi il Commissario Gnudi ha ridato viabilità all’azienda, ne ha ridotto le perdite ma si è trovato a doverne disegnare il futuro nell’incertezza del quadro giuridico quotidiano e senza le necessarie risorse finanziarie. I potenziali compratori si sono presentati con i nomi credibili di alcune delle maggiori imprese multinazionali ( aiutate dalla presenza di partner italiani) ma le trattative sono finite come dovevano finire. Pur attribuendo un giudizio lusinghiero alla struttura attuale e alle potenzialità futura dell’impianto, i potenziali acquirenti non sono stati in grado di fare un’offerta accettabile per un impianto riguardo al quale le incertezze giuridiche e politiche impediscono di stabilire quale è il giusto prezzo. Non restava perciò altra via che quella scelta dal governo, cioè di intervenire con capitale pubblico per il periodo di tempo necessario a fare chiarezza e a impedire la svendita del più grande complesso siderurgico europeo. Occorre ora trovare il tempo necessario per risolvere i rapporti con la magistratura e reperire le risorse per l’indispensabile piano di risanamento ambientale. Nessun imprenditore privato potrebbe infatti ragionevolmente affrontare i rischi della situazione esistente. Molti hanno gridato allo scandalo per il conseguente processo di pur temporanea pubblicizzazione ma scandalo vi sarebbe se si fosse svenduta l’ILVA. Altri temono il veto dei funzionari europei, attenti a colpire qualsiasi traccia di aiuto di stato. Ad essi conviene tuttavia ricordare le quantità di denaro che il governo spagnolo ha versato alla sua industria dell’auto e le ingenti risorse finanziarie che la Francia e altri paesi hanno dedicato al sostegno delle imprese nazionali. Naturalmente è chiaro che le resistenze europee potranno essere vinte solo se l’Italia si presenterà a Bruxelles unita, come si sono presentati uniti gli altri paesi che, in situazioni di difficoltà, hanno unanimemente sostenuto l’industria nazionale con misure non diverse da quelle che il presidente Obama ha adottato per salvare la sua industria automobilistica. Per dare coraggio alla città di Taranto e lanciare un messaggio a tutto il Mezzogiorno bisogna anche mettere in atto l’impegno preso dal governo riguardo al rilancio del porto, dando immediato impiego al previsto stanziamento di ottocento milioni di euro. Più di un decennio fa ci siamo impegnati a fare di Gioia Tauro e Taranto i più grandi porti del Mediterraneo. Il primo è stato soffocato dalla forza dell’illegalità e il secondo da una paralisi burocratica che ha impedito i necessari investimenti, per cui gli armatori asiatici che avevano creduto in noi ci hanno progressivamente abbandonato facendo di Algesiras e del Pireo i loro punti di approdo verso l’Europa.
Difendiamo quindi l’acciaieria di Taranto ma nella chiara convinzione che non si può sempre e solo giocare in difesa. Proprio quando diventa sempre più necessario costruire il nuovo, la crisi ha infatti spinto la politica industriale italiana in direzione di un’ esclusiva difesa dell’esistente. Gli oltre centoquaranta tavoli di crisi stanno esaurendo le energie finanziarie ed intellettuali di tutto il governo. Eppure proprio nel momento in cui doverosamente ci occupiamo dell’ILVA dobbiamo capire che questo sforzo non basta, che occorre indirizzare cervello, cuore e portafoglio verso nuovi settori, nuovi prodotti e nuove imprese. Salvare Taranto significa solo impedire un ulteriore arretramento del nostro sistema economico. Per non morire abbiamo invece bisogno di andare avanti. Solo una politica industriale innovativa può infatti preparare un futuro per i nostri giovani che, se vogliono legarsi al mondo nuovo, hanno oggi di fronte soltanto la via dell’emigrazione.
Da anni assistiamo all’arretramento delle grandi imprese italiane, sia di quelle originate dalle privatizzazioni di aziende pubbliche, sia di quelle nate e cresciute come imprese private. Si sono assottigliati, fino a scomparire, gli eredi della Montedison e dell’Olivetti, si è ridotta ad un quarto la produzione nazionale della Fiat (mentre la sua cittadinanza diventava angloamericana) e si è dissolta la presenza multinazionale della Telecom. L’elenco potrebbe continuare ma ce la caviamo più in fretta dicendo che di grandi aziende italiane abbiamo solo l’Eni, l’Enel e le due maggiori banche. Un numero ridicolo per un paese come l’Italia che, pur con i suoi limiti e con la caduta precipitosa degli ultimi anni, resta il secondo paese industriale d’Europa, distanziando di molte lunghezze sia la Francia che la Gran Bretagna.
Da un paio d’anni è appesa a un filo anche la vita del più grande impianto della nostra siderurgia, lo stabilimento dell’ILVA di Taranto. Non solo il maggiore stabilimento siderurgico d’Europa, ma il più efficiente di tutti, anche se, negli ultimi tempi, l’efficienza è crollata a causa delle sempre più frequenti interruzioni della produzione, dovute ad una prolungata mancanza di manutenzione e alle conseguenze negative delle tensioni che hanno accompagnato l’incertezza circa la sorte dell’impresa. Incertezza originata dalle inadempienze di carattere ambientale alle quali si è fatto fronte con misure politiche e giudiziarie totalmente inadeguate a raggiungere l’obiettivo di rendere compatibile il futuro dell’azienda con il necessario adeguamento delle strutture produttive alle regole di salvaguardia della salute dei lavoratori e dei cittadini. Si è trattato di una controversia senza fine e senza un dialogo costruttivo fra autorità giudiziarie, autorità politiche e responsabili dell’impresa che il governo è stato infine costretto a commissariare. Un vero e proprio manuale di come non devono essere i rapporti fra magistratura e politica per rendere compatibili le esigenze della salute e dell’economia. Il mondo politico è rimasto paralizzato dal potere della magistratura che, a sua volta, ha brandito i codici come uno strumento da applicare in modo del tutto indifferente rispetto alle conseguenze delle decisioni stesse a alla loro concreta applicabilità. Questo, tuttavia, riguarda il passato. Negli ultimi mesi il Commissario Gnudi ha ridato viabilità all’azienda, ne ha ridotto le perdite ma si è trovato a doverne disegnare il futuro nell’incertezza del quadro giuridico quotidiano e senza le necessarie risorse finanziarie. I potenziali compratori si sono presentati con i nomi credibili di alcune delle maggiori imprese multinazionali ( aiutate dalla presenza di partner italiani) ma le trattative sono finite come dovevano finire. Pur attribuendo un giudizio lusinghiero alla struttura attuale e alle potenzialità futura dell’impianto, i potenziali acquirenti non sono stati in grado di fare un’offerta accettabile per un impianto riguardo al quale le incertezze giuridiche e politiche impediscono di stabilire quale è il giusto prezzo. Non restava perciò altra via che quella scelta dal governo, cioè di intervenire con capitale pubblico per il periodo di tempo necessario a fare chiarezza e a impedire la svendita del più grande complesso siderurgico europeo. Occorre ora trovare il tempo necessario per risolvere i rapporti con la magistratura e reperire le risorse per l’indispensabile piano di risanamento ambientale. Nessun imprenditore privato potrebbe infatti ragionevolmente affrontare i rischi della situazione esistente. Molti hanno gridato allo scandalo per il conseguente processo di pur temporanea pubblicizzazione ma scandalo vi sarebbe se si fosse svenduta l’ILVA. Altri temono il veto dei funzionari europei, attenti a colpire qualsiasi traccia di aiuto di stato. Ad essi conviene tuttavia ricordare le quantità di denaro che il governo spagnolo ha versato alla sua industria dell’auto e le ingenti risorse finanziarie che la Francia e altri paesi hanno dedicato al sostegno delle imprese nazionali. Naturalmente è chiaro che le resistenze europee potranno essere vinte solo se l’Italia si presenterà a Bruxelles unita, come si sono presentati uniti gli altri paesi che, in situazioni di difficoltà, hanno unanimemente sostenuto l’industria nazionale con misure non diverse da quelle che il presidente Obama ha adottato per salvare la sua industria automobilistica. Per dare coraggio alla città di Taranto e lanciare un messaggio a tutto il Mezzogiorno bisogna anche mettere in atto l’impegno preso dal governo riguardo al rilancio del porto, dando immediato impiego al previsto stanziamento di ottocento milioni di euro. Più di un decennio fa ci siamo impegnati a fare di Gioia Tauro e Taranto i più grandi porti del Mediterraneo. Il primo è stato soffocato dalla forza dell’illegalità e il secondo da una paralisi burocratica che ha impedito i necessari investimenti, per cui gli armatori asiatici che avevano creduto in noi ci hanno progressivamente abbandonato facendo di Algesiras e del Pireo i loro punti di approdo verso l’Europa.
Difendiamo quindi l’acciaieria di Taranto ma nella chiara convinzione che non si può sempre e solo giocare in difesa. Proprio quando diventa sempre più necessario costruire il nuovo, la crisi ha infatti spinto la politica industriale italiana in direzione di un’ esclusiva difesa dell’esistente. Gli oltre centoquaranta tavoli di crisi stanno esaurendo le energie finanziarie ed intellettuali di tutto il governo. Eppure proprio nel momento in cui doverosamente ci occupiamo dell’ILVA dobbiamo capire che questo sforzo non basta, che occorre indirizzare cervello, cuore e portafoglio verso nuovi settori, nuovi prodotti e nuove imprese. Salvare Taranto significa solo impedire un ulteriore arretramento del nostro sistema economico. Per non morire abbiamo invece bisogno di andare avanti. Solo una politica industriale innovativa può infatti preparare un futuro per i nostri giovani che, se vogliono legarsi al mondo nuovo, hanno oggi di fronte soltanto la via dell’emigrazione.
28 dicembre 2014
Renzi, progetto Taranto non è solo Ilva
(ANSA) - ROMA, 27 DIC - "Il progetto è serio ed è un progetto Taranto (cultura, porto, bonifiche, ospedale). Non solo Ilva".
Lo scrive su twitter il premier Matteo Renzi. Della vicenda Renzi se ne occupa anche in un altro tweet rispondendo ad una sua follower che lamentava "l'ennesima beffa dello Stato" che da' "ospedali senza eliminare le fonti di inquinamento". "Interveniamo pesanti - è la precisazione del premier - anche sul risanamento ambientale".
24 dicembre 2014
NOTARISTEFANO(GD): I DUE MILIARDI PER TARANTO, SONO LA GARANZIA DI RENZI PER IL DIRITTO ALLA SALUTE E AL LAVORO
Un altro Natale , dopo quello del 1968 con Papa Paolo VI che celebra la messa nell'acciaieria dell’allora Italsider, riporta Taranto al centro dell’Italia .
Questa volta è il premier /segretario Matteo Renzi a fare un gradito regalo ai tarantini . Ci sarà un grande investimento dello Stato per Taranto , circa due miliardi per investimenti e l'ambientalizzazione. I fondi proveranno da FINTECNA ma anche dalle somme sequestrate ai Riva e saranno destinate all'adempimento delle prescrizione Aia, saranno vincolati al risanamento ambientale .Questa è una grande garanzia per la salvaguardia del diritto alla salute e del diritto al lavoro .
Una grande battagli a che ha visto in prima file tutto il Partito Democratico jonico e la Giovanile. L’altro aspetto fondamentale che esce dal consiglio dei ministri è che Taranto non è solo ILVA , nel decreto ci sono quattro grandi voci: aspetti culturali, sblocco di alcuni lavori come porto e bonifiche e trenta milioni di per programmi di riqualificazione dell'ospedale e la creazione di una ricerca ad hoc sui tumori. Questa è la grande scommessa per sviluppo di Taranto e dell’intera Puglia.
Angelo Notaristefano
Responsabile Lavoro GD Puglia
MAZZARANO(PD): ILVA, APPUNTAMENTO CON LA STORIA, GRAZIE MATTEO
Le decisioni del Consiglio dei Ministri di oggi rappresentano un fatto storico.
Lo Stato avoca a se il risanamento ambientale dell'Ilva, si investono risorse per curare le ferite ambientali e sanitarie della nostra terra, non si dimenticano le altre vocazioni del territorio come il porto e la cultura.
Con la giornata di oggi si apre un nuova storia di attenzione e sensibilità della politica verso Taranto.
Oggi Taranto è tornata ad essere capitale del Mezzogiorno che vuole vincere la sfida di una industria moderna in cui il lavoro e la vita si devono poter conciliare perfettamente. Grazie Matteo.
Michele Mazzarano
Consigliere regionale Pd
Oggi Taranto è tornata ad essere capitale del Mezzogiorno che vuole vincere la sfida di una industria moderna in cui il lavoro e la vita si devono poter conciliare perfettamente. Grazie Matteo.
Michele Mazzarano
Consigliere regionale Pd
TARANTO MERITA INTERVENTO DIRETTO DELLO STATO
Sarà un investimento complessivo su Taranto di 2 miliardi di euro". Trenta milioni vanno a fronteggiare il cancro, in particolare dei bambini. Tra porto e infrastrutture, sono stati sbloccati e sono pronti da spendere qualcosa come 800 milioni di euro. L'autorizzazione ambientale e il risanamento valgono, stimati in modo superficiale, oltre un miliardo di euro. "È Stato l'atto più emozionante del Consiglio dei ministri. La responsabilità ci chiama, e noi rispondiamo prendendo in faccia il vento che serve. Su di noi ricade di rimediare agli errori fatti in quella città che merita un grande investimento dello Stato italiano che sarà di massimo tre anni per risanare e rilanciare l'Ilva". Così Matteo Renzi annuncia in Conferenza stampa l'intervento deciso dal Governo nel Consiglio dei ministri di oggi a favore della città Pugliese. "Così vogliamo dare il buon Natale ai cittadini di una città che è stata ignorata e umiliata dalla politica". Ci sono quattro grandi voci: aspetti culturali; sblocco di alcuni lavori come porto e bonifiche; fino a 30 milioni di euro alla regione Puglia per programmi di riqualificazione dell'ospedale e la creazione di una ricerca ad hoc sui tumori.
"L'Ilva andrà in amministrazione straordinaria a gennaio: avremo la possibilità di usare la Marzano come fu per Alitalia nel 2008, spero con risultati migliori. Nomineremo tre commissari che gestiranno il rilancio dell'azienda e il risanamento ambientale, accompagnati da un investimento pubblico che avrà successo se avrà un tempo limitato ragionevolmente tra un minimo di 18 a un massimo di 36 mesi". "Ci sono momenti in cui l'intervento pubblico è fondamentale per salvare le sorti di un polo industriale. È la grande scommessa di sviluppo di quell'aerea". "Sarà un investimento complessivo su Taranto di 2 miliardi di euro". Trenta milioni vanno a fronteggiare il cancro, in particolare dei bambini. Tra porto e infrastrutture, sono stati sbloccati e sono pronti da spendere qualcosa come 800 milioni di euro. L'autorizzazione ambientale e il risanamento valgono, stimati in modo superficiale, oltre un miliardo di euro".
1000 Cantieri per lo sport, per il rilancio degli impianti sportivi
Dal 24 novembre 2014 è partito il
progetto “1000 Cantieri per lo Sport” del Governo Renzi, in collaborazione con
l’Istituto per il Credito Sportivo e l’Associazione Nazionale Comuni Italiani e
Unione delle Province d’Italia.
Si tratta di un piano per
incentivare gli interventi di manutenzione, ristrutturazione o costruzione
ex-novo di impianti sportivi di base. Mutui a tasso zero, per un totale di 150
milioni di euro più 44 milioni per l’abbattimento degli interessi, destinati
a 500 spazi sportivi scolastici e 500
impianti sportivi di base pubblici e privati.Il Partito Democratico di Massafra, che ha già depositato tutta la documentazione presso l’ufficio competente, invita l’Amministrazione Comunale ad attivarsi al più presto per presentare progetti di ristrutturazione e riqualificazione per colmare il gap evidente di inadeguatezza in cui si trovano alcuni impianti sportivi scolastici.
Dopo le misure per l’edilizia scolastica (di cui il Comune di Massafra sta già usufruendo) e per i cantieri da concludere inseriti nello Sblocca Italia, il Governo Renzi continua a dare opportunità agli enti pubblici e privati di rispondere concretamente alle numerose richieste di giovani e famiglie. Risorse economiche importanti che, investite negli impianti sportivi di base e scolastici, mettono in circolo risorse umane e di solidarietà.
Il primo progetto è rivolto ai primi 500 interventi negli impianti sportivi scolastici.
L’Istituto per il Credito Sportivo ha destinato agli Enti locali 75 milioni di euro con mutui a tasso zero. L’importo massimo per ogni intervento è di 150 mila euro erogato come mutuo di durata massima di 15 anni da contrarre con l’Istituto.
Gli enti locali proprietari delle scuole potranno: attuare interventi relativi a spazi ed impianti sportivi scolastici esistenti (come ristrutturazioni, ammodernamento, ampliamento, completamento, riconversione, adeguamento tecnologico, manutenzione straordinaria, bonifica dell’amianto, adeguamento delle normative sulla sicurezza e sull’abbattimento delle barriere architettoniche, efficientamento energetico, attrezzatura), ovvero realizzare nuovi spazi ed impianti sportivi scolastici.
L’amministrazione comunale non si
lasci sfuggire questa possibilità e ricordiamo che a gennaio 2015 partirà il
secondo progetto rivolto agli altri 500 interventi negli impianti sportivi
destinatari di ulteriori 75 milioni di euro con mutui a tasso zero.
I mutui
saranno richiedibili dagli Enti Locali e dai soggetti privati (società ed
associazioni sportive, parrocchie ed enti morali, ecc.) che vogliano
ristrutturare o costruire spazi ed impianti sportivi di base.
Imma Semeraro Vito Miccolis
23 dicembre 2014
20 dicembre 2014
Consiglio Comunale di martedì 22 dicembre
Il Consiglio Comunale è stato convocato in seconda per lunedì 22 dicembre 2014, alle ore 16,00, sempre presso la Sala Consiliare di Piazza Garibaldi, per discutere i seguenti argomenti:
- Sdemanializzazione ed alienazione aree comunali in Zona Canonico e Forcellara San Sergio;
- Realizzazione di una nuova strada nella lottizzazione denominata "Mastronuzzi".
- Cessione aree - compensazione superfici oggetto di cessione;
- Ratifiche Delibere di Giunta Comunale aventi ad oggetto variazioni al bilancio di previsione per: spese personale, cofinanziamento interventi edilizia scolastica, varie esigenze;
- Riconoscimento debiti fuori bilancio per: fornitura di energia periodo 1.6.2013 – 30.06.2013 impianti di pubblica illuminazione; sentenze esecutive Giudice di Pace.
13 dicembre 2014
Aggiornamenti riguardanti l'Ilva di Taranto
Domani sabato 13 dicembre alle ore 11.00 presso la sede provinciale del Partito Democratico in via Principe Amedeo, 378 a Taranto si terrà una conferenza stampa che avrà come oggetto aggiornamenti riguardanti l'Ilva di Taranto.
All'incontro con i giornalisti prenderanno parte l'on. Michele Pelillo, deputato del PD, il segretario provinciale del PD di Taranto Walter Musillo, il consigliere regionale Michele Mazzarano e il responsabile ambiente e territorio del PD ionico Lanfranco Rossi.
12 dicembre 2014
Mazzarano: Tempa Rossa, l'Eni non si merita un avvocato come Lospinuso
Ho sempre troppo rispetto per le posizioni altrui per banalizzarle, sia quando sono espresse da compagni e amici, sia da avversari politici.
Se il collega Lospinuso avesse imparato questa banalissima regola della democrazia, avrebbe più attentamente letto quanto da me dichiarato in merito alle posizioni espresse, nel recente convegno promosso dalla UIL, su progetto Tempa Rossa e fabbisogno petrolifero del Paese.
Ma evidentemente, la frenesia di dover assurgere a ruolo di avvocato d'ufficio, porta il collega a dimenticare che, a proposito di divergenze interne ai partiti, il coordinatore del Partito di Lospinuso, l'On Gianfranco Chiarelli ha espresso posizioni, su Tempa Rossa, contrarie ad un investimento senza il rispetto del territorio.
La teoria della desertificazione e la becera e volgare strumentalizzazione dei nuovi drammatici dati sulla povertà, vengono usati come una clava per abbattere ogni valutazione sulla sostenibilità del progetto in questione.
Gli argomenti utilizzati rientrano nel novero del racconto populistico per rappresentare un mondo diviso in due: coloro (Lospinuso) che vogliono lo sviluppo e coloro (Mazzarano) che lo ostacolano; coloro che vogliono il lavoro e coloro che sono disposti a sacrificarlo sull'altare di un irrazionale e intransigente ambientalismo. In questo caso si tratterebbe, tra l'altro, di un progetto che non prevede, come si allude, centinaia di posti di lavoro, ma una trentina.
Si ha poco rispetto per la cultura di governo del Pd se si pensa di stringerci nell'angolo della irresponsabilità.
Allora è il caso di ripetersi perché sia chiaro anche al collega Lospinuso: concordo con il Governo Renzi sul valore strategico nazionale di Tempa Rossa ma aggiungo che le popolazioni devono essere rassicurate sui rischi e risarcite con compensazioni ed investimenti che siano il segno tangibile del rispetto del territorio. Finora, va ricordato, ciò non è accaduto. Anzi, si è agito in spregio del territorio, raggirando e mortificando l'interlocuzione delle amministrazioni locali.
Mi chiedo e chiedo: si potrà mai discutere, nel nostro territorio, di una prospettiva di sviluppo senza farsi bloccare dalle catene ideologiche dei SI o dei NO a prescindere?
Si potrà mai evitare di farsi ingabbiare dal conflitto lavoro-salute e provare invece a tenere assieme le due cose?
Cosa ci ha insegnato la vicenda Ilva se si continua imperterriti con l'approccio che è la causa dell'esplosione del conflitto tra lavoro e ambiente?
Perché le principali istituzioni del territorio si stanno contrapponendo tra di loro su questo argomento anziché provare ad essere unite, e così più forti, nel rivendicare il rispetto del territorio?
Mi sono permesso di sollevare queste mie obiezioni non per suscitare la reazione stizzita di qualche avvocato d'ufficio ma solo per segnalare che, forse, c'è un altro modo per affrontare queste delicate questioni.
Bari, 11 dicembre 2014
Michele Mazzarano
Consigliere Regionale Pd
11 dicembre 2014
Mazzarano: Tempa Rossa, non ci serve una Provincia tifosa dell'ENI
Uno degli errori che, a mio avviso, non bisognerebbe commettere, nel grave momento che attraversa il territorio jonico, soprattutto se si discute di progetti ad alta sensibilità ambientale, è quello di schierare le Istituzioni del territorio, come tifoserie contrapposte, a sostegno a priori di un semplice "SI" o di un semplice "NO".
Il dibattito sul progetto Tempa Rossa e il conflitto tra Provincia e Comune va a discapito della prerogativa principale delle istituzioni locali che è la difesa del territorio e la rivendicazione della propria dignità.
Mi preme, a questo proposito ricordare che molti procedimenti amministrativi e atti deliberativi, che, sin dal 2010, hanno interessato gli enti locali su Tempa Rossa, brillano per l'assenza sistematica di prescrizioni richieste, quali uno studio accurato sul "rischio di incidente rilevante", sulla diffusione di inquinanti odorigeni, sulla "valutazione del danno sanitario".
Rispettare un territorio non può significare brandire la clava del ricatto occupazionale ma rassicurarlo sui rischi ambientali, investire in compensazioni ambientali e destinare ingenti risorse finanziarie per lo sviluppo del porto interessato, come accade, ad esempio, per il porto di Trieste.
Di tutto questo, qui non vi è traccia. Come è del tutto illusorio far credere che tale investimento produrrebbe occupazione di massa.
La scelta del Comune di Taranto di intervenire sul Piano regolatore portuale è un segnale forte di richiesta di rispetto e difesa del territorio di fronte alla reiterata approssimazione con cui ENI prima, e le compagnie petrolifere poi, hanno affrontato l'interlocuzione con le amministrazioni locali. In questo quadro considero un segnale negativo vedere la Provincia di Taranto arroccata nella posizione della difesa aprioristica del progetto in questione.
Se Tempa Rossa, come ci dice il Governo, è un investimento strategico per il Paese, è giusto che venga percepito come tale innanzitutto dalle popolazioni che devono avere una chiara ed inequivocabile sicurezza degli effetti sull'ambiente e sulla loro salute.
Perché ciò accada servono istituzioni molto esigenti e poco indulgenti.
Bari, 10 dicembre 2014
Michele Mazzarano
Consigliere regionale Pd
10 dicembre 2014
Mazzarano: con Renzi Taranto torna strategica per l'Italia
"Con il Governo di Matteo Renzi, Taranto torna ad essere strategica per l'Italia. Strategica per il suo tessuto industriale, per la sua competitività, per un rinnovato ruolo dello stato nella crisi, per la necessità di coniugare produzione, ambiente e salute".
Lo dichiara il consigliere regionale del Pd Michele Mazzarano all'avvio di una settimana fondamentale per il futuro dell'Ilva, di migliaia di lavoratori e del sistema produttivo jonico.
"Di fronte ad una vicenda così complicata – continua Mazzarano - è arduo pronosticare un esito chiaro e certo. Eppure, con il settimo decreto in arrivo, si ha la conferma che il Governo ce la voglia mettere tutta. Per la prima volta dopo tanti anni di distrazioni e indifferenza, Taranto è tornata strategica per l'Italia. Affrontare l'emergenza della crisi di liquidità finanziaria dell'azienda, intravedere un piano strategico della Cassa Depositi e Prestiti per un intervento pubblico a tempo determinato evitando che i limiti delle offerte dei potenziali acquirenti possano compromettere l'intera operazione, provare a dare slancio ad una funzione commissariale che sia più vincolata a tali nuovi obiettivi: sono queste le assolute priorità di un governo e di un premier realmente intenzionati a risolvere il principale dossier della vita economica del Paese".
"Renzi - conclude il Consigliere regionale del Pd - sta dimostrando di avere a cuore l'industria italiana, la competitività del Paese, ma soprattutto di fare di Taranto una piattaforma strategica per il futuro dell'Italia".
Bari, 9 dicembre 2014
02 dicembre 2014
MAZZARANO: “TAVOLO ISTITUZIONALE PER SVILUPPO DELLA FORMAZIONE AEROSPAZIALE E LOGISTICA”
A partire dal prossimo anno accademico il Politecnico di Bari potrebbe
attivare a Taranto l’indirizzo aerospaziale della facoltà di Ingegneria.
«Sono lieto – ha evidenziato il consigliere regionale del Pd Michele Mazzarano – che la proposta di istituire la facoltà di Ingegneria Aerospaziale abbia trovato realizzazione nelle scelte attuate dal Politecnico di Bari. Con l’indirizzo aerospaziale della facoltà di Ingegneria, si da il via sul territorio jonico, ad un’attività formativa nell'ambito della logistica e dell'aerospazio, che potrà consentire quella specializzazione in grado di fare fronte a questa nuova frontiera di lavoro e di sviluppo. Un indirizzo che, grazie ai grossi investimenti regionali per il potenziamento infrastrutturale dell’aeroporto di Grottaglie e il progetto di farlo diventare il principale aeroporto industriale del Mediterraneo con la sperimentazione di innovazioni tecnologiche per la realizzazione dei velivoli a pilotaggio remoto (cd droni), ha aperto per il nostro territorio la prospettiva di una vocazione che merita di essere supportata da processi formativi di eccellenza. Tale prospettiva potrebbe consentire ai nostri giovani, di predisporsi ad una sfida di crescita e di sviluppo di grande valore e dai significativi risvolti economici e sociali».
«L’apertura avviata dal Politecnico di Bari – ha aggiunto Mazzarano – dovrebbe sollecitare sul territorio le istituzioni affinché anche gli istituti scolastici superiori possano provvedere a dare vita ad indirizzi con specializzazione sia nell’ambito della logistica che dell’aerospazio. Solo così si potrà connettere il sistema formativo locale, con l’offerta occupazionale avanzata dalle aziende che operano nel settore aerospaziale e della logistica, già insediate o che si stabiliranno nell’area aeroportuale di Grottaglie».
«A tal fine – ha concluso il consigliere regionale del Pd – si rende necessario istituire un Tavolo Istituzionale al quale chiamare gli assessorati regionali competenti, l’Istituto scolastico regionale, la Provincia di Taranto e il Comune di Grottaglie. Un tavolo che possa avviare una fase di concertazione e discussione, attraverso la quale dar vita ad un centro formativo, su Grottaglie, che faccia dell’aerospazio e della logistica un reale polo di sviluppo per il nostro territorio a trecentosessanta gradi».
«Sono lieto – ha evidenziato il consigliere regionale del Pd Michele Mazzarano – che la proposta di istituire la facoltà di Ingegneria Aerospaziale abbia trovato realizzazione nelle scelte attuate dal Politecnico di Bari. Con l’indirizzo aerospaziale della facoltà di Ingegneria, si da il via sul territorio jonico, ad un’attività formativa nell'ambito della logistica e dell'aerospazio, che potrà consentire quella specializzazione in grado di fare fronte a questa nuova frontiera di lavoro e di sviluppo. Un indirizzo che, grazie ai grossi investimenti regionali per il potenziamento infrastrutturale dell’aeroporto di Grottaglie e il progetto di farlo diventare il principale aeroporto industriale del Mediterraneo con la sperimentazione di innovazioni tecnologiche per la realizzazione dei velivoli a pilotaggio remoto (cd droni), ha aperto per il nostro territorio la prospettiva di una vocazione che merita di essere supportata da processi formativi di eccellenza. Tale prospettiva potrebbe consentire ai nostri giovani, di predisporsi ad una sfida di crescita e di sviluppo di grande valore e dai significativi risvolti economici e sociali».
«L’apertura avviata dal Politecnico di Bari – ha aggiunto Mazzarano – dovrebbe sollecitare sul territorio le istituzioni affinché anche gli istituti scolastici superiori possano provvedere a dare vita ad indirizzi con specializzazione sia nell’ambito della logistica che dell’aerospazio. Solo così si potrà connettere il sistema formativo locale, con l’offerta occupazionale avanzata dalle aziende che operano nel settore aerospaziale e della logistica, già insediate o che si stabiliranno nell’area aeroportuale di Grottaglie».
«A tal fine – ha concluso il consigliere regionale del Pd – si rende necessario istituire un Tavolo Istituzionale al quale chiamare gli assessorati regionali competenti, l’Istituto scolastico regionale, la Provincia di Taranto e il Comune di Grottaglie. Un tavolo che possa avviare una fase di concertazione e discussione, attraverso la quale dar vita ad un centro formativo, su Grottaglie, che faccia dell’aerospazio e della logistica un reale polo di sviluppo per il nostro territorio a trecentosessanta gradi».
01 dicembre 2014
CON IL 77% EMILIANO VINCE LE PRIMARIE ! GRAZIE A TUTTI!
Michele Emiliano stravince le primarie del centrosinstra con il 77% delle preferenze dei massafresi , 659 hanno scelto il "Sindaco di Puglia" più dietro , molto dietro gli altri due sfidanti , Stefàno con il 19,7% ( 168 voti) e Minervini con il 3,3% (28 voti). Si sono recati nel seggio al Palazzo della Cultura 859 massafresi .
GRAZIE A TUTTI!
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