Mercoledì il Governo Berlusconi ha dovuto incassare due stoccate sulla legge 133, quella relativa all’università. Prima, nel pomeriggio, una contestazione degli studenti dell’Udu al termine della seduta del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari al quale è andata. No, non una contestazione violenta. «Le abbiamo contestato -spiega il membro del Cnsu Giorgio Paterna- l'idea malsana di diritto allo studio che sta passando nei dibattiti parlamentari, per cui il diritto allo studio viene concepito da questo Governo come un debito da contrarre piuttosto che un diritto da garantire sancito dalla Costituzione. Finchè gli argomenti di cui si vorrà discutere sono Fondazioni private, abolizione del valore legale del titolo di studio e prestiti d'onore continueremo a contestare tanto nelle piazze quanto negli organi istituzionali».In serata la stoccata in Parlamento quando il governo è andato sotto, a sorpresa, su una norma contenuta nel suo decreto 133 sulle università. Il fatto è successo in Commissione Esteri alla Camera, quando l`opposizione ha messo in minoranza il Governo sul decreto Gelmini già approvato dal Senato a proposito dei “cervelli in fuga”. In commissione Cultura il Pd ha abbandonato per protesta i lavori quando si è parlato di decreto 133. Nella commissione Esteri invece ha votato contro, insieme a Idv e Radicali. Tutti concordi nel pensare che la norma pensata dal governo invece di combattere la fuga dei cervelli, la incentivi di fatto.