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18 marzo 2012

•Randagi. E’ emergenza a Massafra

Cresce il numero delle aggressioni da parte dei cani randagi e scatta l’allarme. Stamattina alla conferenza stampa indetta dal Pd per segnalare uno stato di emergenza dettato dalla massiccia presenza di randagi in città c’erano anche molti cittadini, alcuni di loro hanno raccontato la diretta esperienza vissuta ai danni della propria incolumità. In particolare una mamma ha raccontato che le sue due figlie, di tre e cinque anni, sono state aggredite mentre scendevano dall’auto.

Solo grazie all’intervento del nonno e di un passante è stato evitato il peggio. Ancora oggi le due bambine vivono nel timore di imbattersi nei randagi e sono seguita da uno psicologo. L’esempio è solo uno dei tanti casi che si sono verificati in città. In periferia, come in pieno centro, i randagi vivono in branchi che raggiungono a volte anche le venti unità. Una situazione intollerabile per il Pd che al Comune chiede interventi tempestivi e chiarezza nella gestione del problema. “La presenza dei cittadini, come dei veterinari e di molti giovani alla conferenza - riferisce il capogruppo del Pd, Vito Miccolis - ci ha stupiti, ma rafforza il nostro appello per una situazione di forte allarme sulla qualità della vita che esiste a Massafra”. La popolazione canina destinata ai canili di Palagiano, Statte e Ginosa è sempre la stessa, intanto i randagi proliferano fuori e questo fa vivere i massafresi nella paura. “Le braccianti agricole - racconta la responsabile all'ambiente del Pd di Massafra, Claudia Delli Santi - hanno timore di andare a lavorare perchè spesso si imbattono nei branchi di cani. E’ necessario che si creino le condizioni per un equilibrio tra salute pubblica, animali e cittadini. Al di là delle sterilizzazioni, dell’anagrafe canina, dei microchip e della realizzazione di un canile esiste l’esigenza di debellare il fenomeno dilagante del randagismo a cominciare da una più chiara gestione del problema. Chiediamo più trasparenza negli atti che riguardano l’affidamento dei randagi ai canili affinchè si spazzino via i dubbi sugli interessi privati che ruotano attorno a questo fenomeno che, chissà perchè, è maggiormente concentrato nel Mezzogiorno. Non è possibile fare business sulla pelle degli animali”.