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26 settembre 2013

DALLA PARTE DEL DOLORE

 Ho letto con amarezza le posizioni di alcuni colleghi consiglieri del Pdl e di Mep in merito al finanziamento di 170 mila euro da parte della Giunta regionale a sostegno dell'attività di day hospital per persone che intendono sottoporsi alla transizione sessuale. Mi sembra di cogliere in tali posizioni la furbizia populista di chi ricorre alla difficile situazione economica che attraversa, da anni, la sanità pugliese, e all'argomentazione sul diritto di precedenza che avrebbero altre patologie. Per l'Organizzazione Mondiale della Sanità la salute e' "risorsa di vita quotidiana che consente alle persone di condurre una vita produttiva a livello individuale, sociale ed economico". Nella classificazione psichiatrica, la condizione di transessualismo viene definita come "Disturbo dell'Identità di Genere sessuale" (DIG). Pur assistendo ad un progressivo cambiamento nella visione di questa condizione verso la depatologizzazione, non la si può concepire alla stregua di un intervento di lifting. L'iter che ha condotto alla nuova edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali ha rimarcato la necessita' di una rivisitazione della diagnosi di DIG (Disturbo dell'Identità di Genere sessuale) con l'eliminazione del termine "disturbo" e l'introduzione di "incongruenza di genere", virando dalla patologia al disagio esistenziale. Il transgenderismo costituisce, dunque, una variante normale e potenzialmente sana dell'espressione umana, eppure e' proprio quella società che nega la malattia a trattare da malati i transgender, fatta salva poi la possibilità di dare una risposta terapeutica alla presunta "malattia". Fatte salve queste premesse che attengono all'approfondimento scientifico della questione, da cui e' sempre utile muovere, in questo come in altri problemi, ritengo sia consigliabile, per tutti, soprattutto per noi, i cosiddetti rappresentanti del popolo, avere rispetto del "dolore". Il "dolore" di cui si parla attiene ad un disagio esistenziale da cui scaturisce una scelta che provoca altro "dolore" per la persona o per il suo nucleo familiare. Pertanto i riferimenti alla dimensione etica e alla libertà personale possono essere, su tale questione, sbagliati e fuorvianti. Quanto ulteriore "dolore" può provocare il sentirsi dire, più o meno diplomaticamente, "ci sono persone più importanti di te"? Chi può arrogarsi il diritto di dirlo? Chi si assume la prerogativa di fare la classifica del dolore? Se e' giunto un Papa, di nome Francesco, a sentirsi in dovere di dire "chi può giudicare?", pensiamo a quanto possiamo risultare inadatti noi. I consiglieri regionali che hanno espresso il proprio scandalizzato disappunto dovrebbero riflettere prima di esprimersi, dovrebbero farlo avendo rispetto di persone già profondamente segnate dal "dolore" esistenziale e dal peso della loro condizione. E' utile, a questo proposito, sapere che copiosa e' la gamma di norme, leggi e sentenze che riconoscono questa forma di "disagio esistenziale" meritevole di "cura". L'implicazione più grave di questa truce polemica sono gli atteggiamenti di conflittualità sociale che orientano all'intolleranza; tutto ciò per giocare, con facilita', senza la fatica del dubbio, sul terreno del populismo di chi dice "ma guardate dove finiscono i nostri soldi". I transessuali non sono persone di serie b. Sono persone degne di essere aiutati e supportati a trovare uno stato di salute e benessere. Intendo ringraziare l'Assessore Elena Gentile per la scelta fatta, invitandola a promuovere percorsi di informazione, educazione e sensibilizzazione, mirati alla eliminazione di stereotipi e preconcetti sessisti e discriminatori. Vogliamo stare dalla parte di chi soffre e senza distinzioni.

 Michele Mazzarano 
Consigliere regionale del Pd