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07 luglio 2009

LA CONSULTA : BOCCIATURA DEL METODO GELMINI

QUELLO CHE IN TV NON SI VEDE

Lo Stato, in particolare il ministero dell'Istruzione, non puo' ridimensionare la rete scolastica sul territorio perche' si tratta di una competenza delle Regioni.

Lo ha stabilito la Corte costituzionale dichiarando illegittime alcune norme della legge Gelmini del giugno 2008, quelle che realizzavano consistenti tagli di spesa sulla scuola a partire dal prossimo anno scolastico.

I giudici della Consulta salvano l'impianto complessivo degli interventi contenuti nel decreto sullo sviluppo economico, contestato da alcune Regioni ma ritenuto di esclusiva competenza statale. Bocciano due punti: la definizione tramite regolamento ministeriale di criteri, tempi e modalita' per ridimensionare la rete scolastica; l'attribuzione anche allo Stato e non soltanto alle Regioni e agli enti locali delle misure necessarie a ridurre i disagi causati dalla chiusura o accorpamento di scuole nei piccoli Comuni.

La Consulta osserva che le norme dichiarate legittime "possano essere senz'altro qualificate come 'norme generali sull'istruzione', dal momento che, per evidenti ragioni di necessaria unita' ed uniformita' della disciplina in materia scolastica, sono preordinate ad introdurre una normativa operante sull'intero territorio nazionale".

Queste ultime disposizioni, dunque, secondo la Corte, "contribuiscono a delineare la struttura di base del sistema di istruzione: esse non necessitano di un'ulteriore normazione a livello regionale, e dunque non possono essere qualificate come espressive di principi fondamentali della materia dell'istruzione. Si tratta - si legge nella sentenza n.200 - di norme che, pur avendo un impatto indiretto su profili organizzativi del servizio scolastico, rispondono alla esigenza essenziale di fissare standard di qualita' dell'offerta formativa volti a garantire un servizio scolastico uniforme sull'intero territorio nazionale".

La Corte Costituzionale conferma tutti i dubbi espressi dal PD e dalle Regioni sulla legittimita' dei provvedimenti del Governo sulla scuola pubblica. La decisione annunciata ieri sera rappresenta un successo per le Regioni, cui viene riconosciuta la competenza in materia di ridimensionamento della rete scolastica e una bocciatura per il metodo del ministro Gelmini. Procedere a testa bassa senza tener conto delle richieste del sistema delle autonomie e delle esigenze di migliaia di famiglie interessate alla scuola pubblica ha portato ad una chiara smentita delle scelte del Governo''. E' quanto afferma Pier Luigi Bersani (Pd), commentando la sentenza della Consulta.

''Ancora una volta la Gelmini tenta di nascondere una sonora sconfitta al suo operato di ministro.
Questa volta il colpo arriva dalla Corte Costituzionale, che cassa come illegittimi due punti sostanziali e strutturali del regolamento sul dimensionamento, che tentava di sottrarre a comuni e regioni le competenze sul dimensionamento del sistema scolastico''. E' quanto si legge in una nota della Rete degli Studenti medi sulla sentenza della Corte Costituzionale sui provvedimenti del Governo sulla scuola pubblica.
''L'episodio - proseguono gli studenti - va messo in fila insieme a un'altra serie di sconfitte: la bocciatura del maestro unico emessa senza appello dai risultati delle iscrizioni alla primaria, il pasticcio senza precedenti sulle norme sulla valutazione, le missive dei presidi e dei dirigenti regionali che denunciano da mesi l'assenza dei fondi. E' evidente che il ministro non e' in grado di governare, e farebbe bene a dimettersi dopo un anno di disastri da cui la scuola italiana esce fortemente compromessa. A settembre molti istituti non sanno come riprendere l'attivita', e le risorse per i corsi di recupero estivi scarseggiano. Proprio per l'assenza di risorse, la Rete degli studenti medi insieme agli insegnati della Flc Cgil e ai genitori del Cgd ha presentato una diffida al ministro Gelmini per indurla a rispondere sulle gravi mancanze economiche subite dalle scuole. Mancanze - conclude la nota - che inevitabilmente stanno ricadendo su famiglie e studenti sia in termini di riduzione dell'offerta e della qualita' sia per l'aumento dei costi per l'istruzione che ricadono sull'utenza finale.