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15 luglio 2009

• UNO SGUARDO ALL'EUROPARLAMENTO : PITTELLA (PD) Vs. MASTELLA (PDL)

Pittella: «Ci impegneremo per una svolta.»

di M.Loy

Con 360 voti Gianni Pittella (Pd, ) è stato eletto oggi vicepresidente del Parlamento europeo.

Cinquant’anni, di Lauria in provincia di Potenza, Pittella è stato confermato per la terza volta eurodeputato il 6 giugno scorso, con 137mila voti di preferenza, nella circoscrizione Sud. Capogruppo del Pd-Pse nella scorsa legislatura, l'europarlamentare lucano è stato relatore generale del Bilancio dell'Unione europea e ha promosso numerose iniziative legislative che hanno riscosso adesioni 'bipartisan', come la proposta di emettere 'eurobond' per finanziare le misure anticrisi e l'allargamento in chiave universalistica del programma Erasmus, finora riservato agli studenti, a tutti i giovani dell'Unione.


Presidente, la nomina di oggi e il suo successo personale (Pittella è risultato il primo degli eletti per numero di consensi tra i nuovi vicepresidenti eletti a Strasburgo) stridono con la bocciatura di Mario Mauro, candidato dal governo italiano alla presidenza, cui è stato preferito il polacco Jerzy Buzek…

A me naturalmente dispiace che l’Italia non abbia potuto assumere la Presidenza. Tra l’altro il collega Mauro ha il taglio giusto per portare avanti questo incarico. Avere però una vicepresidenza è un bel risultato per l’Italia e servirà a rafforzare quella tradizionale ventata europeista che ha caratterizzato il nostro Paese fin dagli albori della Comunità europea, e che ora è più che mai necessaria per ridurre il fossato tra i cittadini e le istituzioni.

Di cosa si occuperà e quali deleghe conta di farsi assegnare?

E’ ancora presto per parlarne, però ho una buona esperienza nel campo del bilancio, utile per rafforzare la possibilità di azione del Parlamento europeo e migliorare la qualità della vita dei cittadini dell’Ue. Inoltre m’interessa molto la conciliazione, che è la procedura attraverso cui il Parlamento europeo cerca di trovare l'accordo tra i legislatori dell'Unione europea sulle leggi più controverse e discusse.

Sempre meno cittadini europei partecipano al voto europeo, come si è visto dal vistoso calo di affluenza registrato alle europee del 6 giugno. Il fossato va recuperato attraverso azioni più mirate nella comunicazione o rinnovando le istituzioni?

In entrambi i modi. Ma non bisogna sprecare le cose che abbiamo fatto finora: abbiamo istituito una televisione satellitare, dobbiamo mettere i cittadini nelle condizioni di seguire i lavori delle commissioni parlamentari, consentir loro di controllare l’operato dei loro rappresentanti, rilanciare le sedi periferiche, rafforzare l’intesa tra Parlamento europeo e parlamenti nazionali…Personalmente, sono in prima fila e sono impegnato in quest’obiettivo, i cittadini meritano di essere coinvolti nelle scelte che li riguardano.

Cosa rappresenta l’elezione del primo presidente “dell’Est”, il polacco Buzek, alla presidenza? Non potrebbe essere letto dall’esterno come un segnale di abbandono definitivo delle logiche dei paesi fondatori a favore di una visione europea più allargata – e magari annacquata, come voleva Tony Blair – dell’Unione europea?

No. Oggi l’alleanza tra “vecchia” e “nuova” Europa viene fisicamente impersonificata con l’elezione di un presidente che viene dall’Europa dell’est e che è espressione di un grande patto tra le due Europe. Segnalo oltretutto che i primi tre vicepresidenti sono un italiano e due greci: siamo stati eletti tutti al primo turno e questo è un grande segnale per rafforzare anche l’Europa mediterranea. Sottolineo inoltre che l’impianto culturale di Buzek non è quello di un mercatista: il nostro nuovo presidente vanta una grande vicinanza alle questioni sociali e alle politiche del lavoro che non è in discussione. Al contrario, penso che insieme potremo dare una spinta decisiva al rafforzamento del Parlamento europeo con l’approvazione del Trattato di Lisbona, che non deve essere un traguardo ma una pietra miliare. Speriamo di riuscirci entro fine anno. Personalmente spero anche che ci sia un coraggioso atto di discontinuità nella gestione della Commissione europea. La guida di Barroso è stata abulica, notarile e burocratica. Se manca capacità di prospettiva non andiamo da nessuna parte. Barroso è stato finora un semplice notaio delle decisioni dei governi, speriamo che con questa nuova legislatura la sua capacità d’iniziativa politica ingrani una marcia diversa.

Mastella : «Una miseria questi 290 euro»

di MARCO MAROZZI

"Una diaria di 290 euro! 'Sta miseria. Non ci si sta dentro. Questi non sanno cosa si prende al Parlamento italiano". Clemente Mastella esterna il suo disappunto per le nuove "durezze" a cui sono sottoposti i 736 eurodeputati. "Si prende meno che in Italia". Lo urla in ascensore, sventolando furioso le carte che via via gli porgono i suoi assistenti. Studia i chilometraggi. Chiede a Cristiana Muscardini, storica eurodeputata di An, ora nel Pdl assieme all'ex ministro di Prodi, come funzionino le firme-presenze per essere pagati.

Da quest'anno tutti i deputati guadagnano uguale: 7.666,31 lordi al mese, indicizzati sull'inflazione. Al netto, sono 5.700 euro.Finora invece gli stipendi erano equiparati a quelli dei parlamentari nazionali: gli italiani erano i Paperoni e adesso prendono meno .