Dopo 54 anni di Governo Liberlademocratico il Giappone si accinge a cambiare guida politica. Schiacciante vittoria del Partito Democratico guidato da Yukio Hatoyama nei confronti di quello dell'attuale Primo Ministro Taro Aso,
Secondo dati ancora non definitivi i Democratici triplicano i seggi (da 115 a 308). Il contrario accade ai Liberaldemocratici che da 300 crollano a 119 .
I Democratici si sono presentati all’elettorato promettendo di ristrutturare la spesa pubblica, limitando gli sprechi e concentrandosi sul sostegno ai consumatori, alle piccole e medie imprese. Hanno inoltre annunciato l’intenzione di regolarizzare il lavoro precario (oltre un terzo del totale ). Suo terreno dell’aiuto alle famiglie, il loro piano prevede sussidi ai coniugi con figli piccoli e l'esenzione dei ticket sanitari per gli anziani con più di 75 anni d’età. «Vogliamo aumentare il reddito disponibile in ogni casa, eliminando l'incertezza nel futuro -ha spiegato più volte Yukio Hatoyama-. Più soldi alle famiglie per rimettere in moto l'economia» era lo slogan continuamente ripetuto.
La svolta politica in Giappone alimenta il dibattito politico in Italia. Pier Luigi Bersani candidato alla segreteria nazionale del Pd commenta: «Dopo l'India e gli Stati Uniti anche il Giappone compie una svolta politica affidando le responsabilità di governo alle forze democratiche e progressiste. Anche l'Europa deve trovare un percorso di rinnovamento delle politiche. L'insegnamento che ci viene da quel che è successo in altri continenti è che la riscossa dei riformisti può avvenire solo a partire dai grandi temi economici e sociali, abbandonando conservatorismi e subalternità a ricette altrui».
Romano Prodi fa una similitudine tra il Giappone e l'Italia. «Il Giappone si è bloccato su problemi non distanti dai nostri: popolazione in diminuzione, blocco dell'immigrazione, nessuna intenzione di cambiare l'età pensionabile e un Paese vittima delle 'corporazioni. È chiaro che questo ha dato molta speranza al cambiamento di governo anche se le difficoltà saranno tantè». Prodi si è congratulato al telefono, fa sapere, con il probabile vicepremier giapponese Naoto Kan, già leader del partito democratico giapponese: «C'è una lunga amicizia. Kan mi ha ricordato la frase che dissi allora "Non basta vincere, ma bisogna poi governare e bisogna governare con una solida maggioranza". È certo che loro - sottolinea però Prodi - avranno una maggioranza molto più solida di quella che ebbi io, ma mi fa molto piacere che riflessioni di allora abbiano dato frutti così belli oggi». Tornando a parlare del Giappone, Prodi sottolinea come la svolta nelle attuali elezioni si inserisca «anche all'interno di quella americana, mentre l'Europa è più tardiva a rispondere a questi stimoli della storia».