Il “Ministro del nulla”, non rischia la sfiducia alla Camera e rinuncia alla carica. Bindi: “Le dimissioni confermano una maggioranza allo sbando”. Franceschini: "Vittoria politica. Al di là dei numeri e dei rapporti di forza in parlamento possiamo ottenere risultati importanti".
Aldo Brancher, non è più ministro, si è dimesso anche se non sappiamo da cosa, visto la mancata pubblicazione delle deleghe nella Gazzetta Ufficiale, prima di arrivare al voto sulla Mozione di sfiducia nei suoi confronti, in calendario alla Camera il prossimo 8 luglio, sottoscritta da tutti i deputati del Pd e dell’Idv.Non ha voluto rischiare di far cadere il governo, il fido ministro, perché questo sarebbe potuto accadere se ci fossero state delle “defezioni” da parte della sua stessa maggioranza. E, cosa alquanto singolare, ha annunciato le proprie dimissioni dall’aula del tribunale in cui è in corso il processo nel quale è imputato insieme alla moglie.
D’altronde, la vicenda ministeriale di Brancher nasce e muore nelle aule giudiziarie, come ha fatto notare Rosy Bindi, Presidente dell’Assemblea nazionale del Pd. “Le sue dimissioni – ha dichiarato Bindi - sono un atto dovuto, ma annunciarle in un tribunale anziché in Parlamento conferma tutta la strumentalità della sua nomina: Brancher era, infatti, solo il ministro del legittimo impedimento. Per governo e maggioranza si tratta di una vera e propria resa alle ragioni della correttezza istituzionale per evitare lo scorno di una più grave sfiducia parlamentare che sarebbe certamente arrivata con l'iniziativa delle opposizioni”.
Secondo la Presidente del Pd, “Berlusconi cerca così di chiudere almeno uno dei tanti fronti critici per il governo. Ma la maggioranza è allo sbando e la fine della carriera politica di Brancher lo conferma”.
Dario Franceschini, Capogruppo Pd alla Camera, e primo firmatario della mozione di sfiducia, ha commentato: “Le dimissioni del ministro Brancher sono una vittoria del Pd e dell’opposizione e dimostrano che quando l’opposizione prende una iniziativa politica al di là dei numeri e dei rapporti di forza in parlamento, può ottenere dei risultati importanti. Penso, per come sono messe le cose, che questa volta Berlusconi non possa ripetere la sceneggiata delle dimissioni respinte: il voto di giovedì fa troppa paura.”
“Ennesima dimostrazione di una maggioranza allo sbando”, così ha definito l’intera vicenda Davide Zoggia, Responsabile Enti Locali della Segreteria del Pd. “Il presidente Berlusconi dice di condividere la decisione di Brancher di dimettersi. Ci chiediamo perché quindi, solo 17 giorni fa, l’aveva nominato a capo di un ministero non meglio precisato”. E’ l’ennesima dimostrazione di una maggioranza che non è in grado di governare il Paese e di dare risposte concrete ai problemi degli italiani”.
Per Enrico Letta, vice segretario del Partito democratico: “Le dimissioni di Brancher sono una lezione per l’opposizione, di cui far tesoro, infatti è stato ancora una volta dimostrato che la determinazione e l’unità di intenti delle opposizioni consentono di ottenere i risultati e di mettere alle corde il governo".
Non sappiamo come finirà il processo, di certo questa è stata una “indegna fine di una pericolosa pagliacciata”, come ha notato la Presidente del gruppo Pd al Senato, Anna Finocchiaro.
"La conclusione della vicenda Brancher ci dice quanto di strumentale e di indegno ci fosse nella scelta di nominarlo ministro. Anche la sfacciata arroganza del potere si è dovuta arrendere di fronte alle regole e alle
ragioni della correttezza istituzionale. Ora di fronte ad una oggettiva difficoltà, governo e maggioranza devono fare marcia in dietro per evitare di sbattere la faccia in Parlamento contro la mozione di sfiducia. A
testimonianza del fatto che la nomina di questo ministro era assolutamente inutile ai fini dell'efficienza di questo governo”. "Con queste dimissioni – ha concluso Finocchiaro - Berlusconi pensa di spegnere il fuoco, ma l'incendio nel PDL è ormai divampato".
Niente segue una regola ed un senso logico nell'attuale governo. Si è creato un ministero non in risposta a dei bisogni particolari, o per gestire determinate risorse, ma semplicemente per mettere su una roccaforte in cui nasondersi. A questo punto ci si chiede: verrà mantenuto questo misterioso ministero? Se non verrà mantenuto, evidentemente non serviva, se sarà mantenuto chi sarà il nuovo ministro? Forse Berlusconi in persona vorrà assumere l'interim anche di questo e poi magari decidere cosa farci..giusto per contenere i costi della politica.