tag foto 1 tag foto 2 tag foto 3 tag foto 4 tag foto 5

24 agosto 2011

•Fiume Patemisco, è polemica su quell’oasi “avvelenata”

«Anni fa il fiume Patemisco era un’oasi felice, ricca di vegetazione. Qui le tartarughe marine si riproducevano.Ora è ridotta a un cumulo di detriti alghe e rifiuti: una discarica ».
Parla così Vito Miccolis, consigliere comunale del Pd, il quale torna ad accendere i riflettori sulla situazione di degrado del fiume Patemisco e della zona vicina alla riserva naturale di Stornara. Lo fa, dopo la notizia, del ritrovamento da parte del Corpo Forestale, un paio di giorni fa, di una carcassa di una tartaruga marina. Secondo i medici veterinari, l’esemplare di “Caretta Caretta” sarebbe morta a causa dell’inquinamento delle acque in cui nuotava.
Attorno a questa vicenda, una situazione di degrado, più volte denunciata , e l’emergenza ambientale che grava, dunque, sul territorio massafrese e che coinvolge le zone di Verde Mare, Patemisco, La Macchia e parte di Chiatona.
Il consigliere massafrese Vito Miccolis e Preneste Anzolin, del circolo Legambiente di Palagiano, hanno ricordato che, solo poche settimane fa, Goletta Verde ha eseguito dei prelievi delle acque litoranee di tutta la costa pugliese. Una ricerca dalla quale è emerso che la foce del fiume Patemisco è fortemente inquinata.
«Oltre un anno fa, l’amministrazione provinciale ha stanziato per il Comune di Massafra la somma di 150 mila euro per la bonifica di questo fiume. Evidenzia Miccolis - Oltre alla gravità dell’inquinamento delle acque, ancor più grave è che, nonostante abbia ricevuto questi contributi, l’amministrazione non abbia ancora provveduto alla bonifica del sito. Quel fiume sembra destinato a morire, l’amministrazione comunale ha il dovere di fare qualcosa».
Il consigliere Vito Miccolis ha, inoltre, ricordato che nella zona antistante la foce c’è un divieto di balneazione di 500 metri. Ma la difesa arriva da Luigi Matronuzzi. Secondo il dirigente dell’ufficio Igiene unità operativa della Asl di Massafra non c’è alcun rischio di inquinamento in quanto da alcune analisi che Arpa Puglia avrebbe effettuato, non sarebbe emersa alcuna alterazione delle acque.
Già in passato, comunque, spiazzanti erano stati i dati forniti dalla Asl tarantina circa l’alto tasso di inquinamento riscontrato.
Tra le cause potrebbe esserci la vicinanza del depuratore Mazzarelle, ma soprattutto il fatto che quel corso d’acqua è ostruito alla foce da un cumulo di alghe e detriti che non permettono il regolare flusso e la conseguente rigenerazione delle acque.
La foce si era liberata durante l’ultima alluvione, ma col passare degli anni, si è nuovamente intasata.

Tarantosera