"Adottare Taranto", per un cittadino jonico come me, e' un idea suggestiva dalla penetrante forza comunicativa. L'adozione e' sempre un atto di estrema generosità, e l'adottato ne e' il protagonista.
L'idea di Nichi Vendola ha il merito di aver posto il tema del ruolo centrale che avrà il futuro di Taranto nella Puglia di domani. Una bella suggestione per liberarsi dal rischio, sempre in agguato, della retorica, deve trasformarsi in una sfida politica e culturale in grado di coinvolgere le migliori energie della politica, dell'economia e della società. Gli intendimenti del Governo regionale, a tal proposito, vanno in questa direzione.
Il prof. Franco Cassano scrisse, a seguito della esplosione del caso Ilva, che Taranto deve divenire il campo di sfida di una " Nuova Primavera". Di quella intuizione condivido la trama culturale e il senso politico.
Ma si parte dalle macerie, bisogna saperlo.
Taranto ha uno scarso senso dell'intrapresa e della cultura del rischio a causa di un retaggio dominante di cultura assistenziale e di presenza invasiva della Stato nelle sua struttura produttiva.
E' nota la debolezza civica della "molle tarentum" che fa il paio con una speciale predisposizione alle avventure populistiche: Taranto ha conosciuto e votato il sindaco-leader telepredicatore prima che tale fenomeno divenisse nazionale.
Lo stravolgimento di gerarchie valoriali (lavoro-salute-ambiente), che ha infranto lo scrigno di certezze di una realtà fondamentalmente operaia, ha corrisposto ad una profonda delegittimazione politico-sindacale ed istituzionale.
Nella storia industriale di Taranto vi e' la parabola del ruolo dello Stato nella vita pubblica, delle gravi carenze di politiche industriali, dell'abdicazione alla mitologia del privato.
Allora, fare come a Duisburg, dove il cittadino vive serenamente accanto ad una fabbrica simile all'Ilva, e' la chiave di volta per aprire una stagione nuova che valorizzi non più una sola vocazione ma le vocazioni di un territorio che dalla sua storia, dal mare e dal suo paesaggio puo' trovare la forza per ripartire senza maledire la sua identità industriale.
Nel nuovo secolo delle culture che si integrano, delle economie che interdipendono, delle merci che si muovono ad una crescente velocità, il mare Mediterraneo e' per Taranto la nuova via dello sviluppo.
La Magna Grecia e le sue infrastrutture museali e culturali, il paesaggio e l'arco delle gravine presentano quei caratteri di unicità su cui fare leva per attrarre risorse, investimenti e crescita.
Con questa consapevolezza, prendendoci per mano, facendo ognuno la propria parte, possiamo farci adottare sapendo di poter svolgere con cognizione il ruolo dell'adottato.
Michele Mazzarano
Consigliere regionale Pd