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25 marzo 2014

Auguri, staffetta Gabriella, signorina ma non per forza


 Auguri, staffetta Gabriella, cento chilometri al giorno in bicicletta e una gran fame. 
 Auguri, staffetta Gabriella, pronta a morire a 17 anni “che ogni volta che uscivo di casa pregavo di non dover sparare”. 
 Auguri, staffetta Gabriella, che una notte a Castelfranco arrestò un’ombra nella piazza che non ricordava la parola d’ordine. E quell’ombra era suo padre. Perseguitato dai fascisti. 
 Auguri, staffetta Gabriella, che andò casa per casa a incoraggiare le donne a prendersi il diritto di votare per la prima volta. E ancora oggi si chiede “perché per noi donne gli esami non finiscono mai. Come se essere maschio fosse un lasciapassare per la consapevolezza democratica”. 
 Auguri, staffetta Gabriella, che ricorda quando Togliatti -riguardo la decisione da prendere sul voto alle donne- disse: “Sentite prima quello che ne pensa De Gasperi”. 
 Auguri, staffetta Gabriella, quando essere sindacaliste significava difendere “le mani lessate delle filandiere”. 
 Auguri, staffetta Gabriella, cattolica col botto che “tuttavia non ricordo di avere mai avuto uno di quei colloqui dei quali è purtroppo invalsa l’abitudine di vantarsi veri o falsi che siano con cardinali ed eminenze grigie dalle quali si andava per avere qualche placet”. 
 Auguri, staffetta Gabriella, che quando ti chiedevano se rimpiangevi la condizione di “signorina” e il non aver avuto figli, rispondevi, dietro suggerimento della Sandra Codazzi, “Signorina, ma non per forza”. 
 Auguri, staffetta Gabriella, prima donna ministro nella storia della Repubblica. E instancabile “acchiappa fantasmi” della Commissione d’Inchiesta sulla P2.
 Auguri, staffetta Gabriella, che “con gli anni si diventa leggeri forse perché ci si avvicina all’ultimo approdo e ci si libera dei bagagli inutili, ingombranti e si conserva l’essenziale”.
 Auguri, a te e a tutti noi, Tina Anselmi.

Tiziana Ragni - L'Unità