Confronti del governo Letta, il monito a Berlusconi, gli appelli al
gruppo dirigente del Pd e le iniziative per incontrare e rimotivare
militanti ed elettori perplessi, delusi, anche infuriati. Passata una
settimana da quando è stato eletto segretario, Guglielmo Epifani parla
di quel che il Pd deve fare per «risalire la china», dell`impegno che il
partito deve mettere nella sfida delle amministrative (lui ieri era a
Roma con Marino, oggi sarà ad Avellino e domani a Siena al fianco dei
candidati sindaci), delle altre battaglie politiche e sociali. A partire
da quella, prioritaria, del lavoro per i giovani («È la vera grande
emergenza
del Paese»). E di come «mettere in sicurezza» la legge elettorale
(tornando al Mattarellum) prima che si concluda il percorso delle
riforme istituzionali. La giornata di ieri è stata caratterizzata dal
corteo della Fiom, dal quale sono arrivate critiche al Pd per la mancata
adesione. Epifani dice: «Noi stiamo al fianco dei lavoratori con le
scelte concrete, perché il problema non è stare in piazza ma ascoltarla e
dare risposte. Questo è esattamente quello che ha fatto il governo, che
è ripartito dal lavoro».
Rifinanziamento della cassa integrazione, rinnovo dei contratti per i precari statali, sospensione
dell`Imu: come giudica i primi atti del governo?
«Vanno
nella giusta direzione. Naturalmente, bisogna essere chiari, resta uno
scarto tra la gravità della condizione economica e gli spazi della
manovra della politica del bilancio, che si sono ulteriormente ridotti
per via dell`attuale, difficile congiuntura».
Le dovrebbe fare un governo che oltre che dal Pd è sostenuto dal Pdl: è sicuro che sia possibile?
«Con
Berlusconi i patti devono essere chiari, proprio perché c`è un governo
di servizio e una congiuntura economica peggiore di quanto tutti ci
aspettassimo. Il centrodestra finora ha portato avanti due operazioni:
tenere in permanente tensione il governo con questioni giudiziarie e
provare a intestarsi tutto e il contrario di tutto. Questo film lo
abbiamo già visto alla fine del governo Monti, quando da un giorno
all`altro Berlusconi ha tolto l`appoggio. Oggi non può funzionare così.
Se si crede utile la funzione di servizio del governo, lo si faccia
lavorare».
C`è chi sostiene che questo sia un governo di pacificazione: lei lo interpreta così?
«No,
quella è una lettura ideologica senza fondamento. Questo è un governo
al servizio del Paese, che deve compiere le scelte necessarie. Non è un
governo di pacificazione ma di responsabilità condivisa».
Responsabilità condivisa con Berlusconi, che subito ha cantato vittoria per la sospensione dell`Imu?
«Berlusconi
dobbiamo incalzarlo a tenere un profilo di rispetto dell`autonomia e
delle scelte del governo, sostenendolo lealmente. Con l`Imu Berlusconi
si intesta un merito del governo. Peccato si scordi che la sua vera
promessa elettorale era la restituzione di quanto pagato e la
cancellazione dell`Imu».
C`è il rischio che il Pd continui a giocare di rimessa?
«No,
se svolgiamo come si deve il nostro compito, che è duplice: sostenere
lealmente il governo, mettendoci la faccia perché un`avventura così
difficile non la si affronta con la paura, e contemporaneamente dobbiamo
riprendere l`iniziativa autonoma del Pd sui temi che riteniamo
essenziali».
E che sarebbero?
«Ho già detto che serve più
Europa. E poi c`è la vera grande emergenza del Paese: il lavoro dei
giovani, sul quale presenteremo presto nostre proposte molto precise.
Non dimentichiamo poi che c`è un processo riformatore delle istituzioni
da affrontare, provando però a mettere da subito in sicurezza il sistema
elettorale perché non si può tornare al voto con l`attuale legge».
Come pensa di poter
gestire tutti questi fronti, il Pd, considerando anche quanto accaduto
negli ultimi tempi e un imminente congresso da svolgere?
«Ci
riuscirà sicuramente se sarà capace di risalire la china dalla
condizione in cui è caduto. E per far questo ci sono due obiettivi da
tenere insieme. Il primo, certamente, è stemperare il clima nel gruppo
dirigente. Non nel nome di una generica richiesta di collaborazione tra
tutti, ma di assunzione lucida e razionale di un principio di
responsabilità, perché un Pd che imploda o crolli non sarebbe
tollerabile per il Paese. E un rischio che abbiamo corso ma che non
essendo ancora scongiurato ci deve impegnare a mettere in sicurezza il
nostro partito. Il secondo obiettivo riguarda il rapporto con i nostri
elettori, i nostri iscritti, con la realtà dei circoli, insomma con il
nostro popolo. E su questo terreno abbiamo ancora molto da fare: i
passaggi rapidi che ci sono stati, le conclusioni a cui siamo arrivati
partendo da posizioni assai diverse, il fatto che non si sia discusso
adeguatamente tra noi sulle scelte compiute, tutto ciò ha lasciato aree
di fortissima insofferenza da cui bisogna ripartire».
Come pensa di affrontare la questione?
«Proporrò
di fare una campagna generalizzata di assemblee, prima che il congresso
parta. Penso a una serie di discussioni, incontri, appuntamenti dove
vengono spiegate da parte dei gruppi dirigenti le scelte compiute ma in
cui vengano anche ascoltate le ragioni anche di chi non la pensa allo
stesso modo».
Tra una settimana c`è il voto amministrativo: il Pd ha sottovalutato questo appuntamento?
«C`è
stato uno scollamento per cui sembrava che questo piano non fosse
connesso con le scelte compiute nell`ultimo mese ma ora dobbiamo
assolutamente mobilitarci, dobbiamo riconnettere l`impegno di tutto il
Pd a fianco dei nostri candidati e rimotivare una parte del nostro
elettorato e dei nostri circoli che mantengono una propria criticità».
I riflettori saranno puntati su Roma: previsioni?
«Con
Zingaretti abbiamo ripreso la guida della Regione. Con Marino possiamo e
dobbiamo riprendere la guida della città dopo questi anni di cattivo
governo di Alemanno».
Dopo le amministrative partirà la fase congressuale: cosa dice dei tanti candidati già in campo?
«Il
congresso non deve essere sulla scelta di un nome ma sul rilancio
dell`azione del Pd. E dovrà essere preparato bene. Veniamo da settimane
di lacerazione, occorre ristabilire subito un clima di concordia e
aprire una discussione col nostro popolo».
Ha sentito Prodi dopo la sua elezione a segretario?
«Sì,
perché al di là dell`antica amicizia che ci lega ritengo che abbiamo
tutti un torto evidente nei suoi confronti, così come anche nei
confronti di Marini. L`ho chiamato per dirglielo e abbiamo deciso di
vederci nei prossimi giorni».
Perché il Pd non era al corteo della Fiom?
«Il
Pd era presente con una sua delegazione, ma il punto non è essere o no
in piazza, bensì ascoltarla e saper dare le giuste risposte. Noi
intendiamo stare vicino ai metalmeccanici e a tutti i lavoratori con le
scelte concrete che siamo impegnati a favorire. Al governo abbiamo
chiesto che mettesse al primo posto il rifinanziamento degli
ammortizzatori sociali, e questa è stata la prima scelta compiuta.
Insieme abbiamo evitato il licenziamento di tanti lavoratori precari
della pubblica amministrazione e il ripristino dei contratti di
solidarietà. È esattamente la prova di come il Pd intende stare a fianco
della condizione del lavoro».