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21 gennaio 2009

Bersani: «Un patto Ilva-città per il lavoro e l’ambiente»


«Il treno della produzione rallenta in aperta campagna. Se non facciamo tutti gli sforzi necessari per farlo ripartire, magari sostituendo qualche pezzo, sarà veramente difficile uscire dalla crisi». Pierluigi Bersani, ministro ombra dell’Economia, usa metafore per spiegare quanto complicato sia il puzzle della siderurgia con quell’incastro fra produzione, sicurezza sul lavoro e ambiente, che a Taranto, però, non fa mai coincidere i pezzi.
Così la città d’acciaio «necessaria» al Paese diventa «maledettamente necessaria» ora che la crisi «ha dimezzato la produzione» come lo stesso Bersani ricorda ai giornalisti. Ieri (19 gennaio) la visita all’Ilva, l’incontro in fabbrica con i lavoratori, con i quadri e i dirigenti. Accompagnato dall’onorevole Vico, dal segretario provinciale del Pd Donato Pentassuglia e dal suo vice Luciano Santoro, dal consigliere regionale Luciano Mineo, il ministro om
bra del Partito democratico è stato ricevuto dal responsabile del Personale per il Gruppo Riva, Pietro De Biase, e da Girolamo Archinà, responsabile per i rapporti istituzionali dell’Ilva.
Un «giro nelle realtà industriali italiane» quello che Bersani fa in questi giorni per non ridurre la crisi a slogan, ascoltando la voce dei lavoratori. «Gli operai sono uomini che lavorano, e respirano la stessa aria di chi vive a Taranto. Sono cittadini. Vivono il disagio della crisi. E rifiutano le semplificazioni», termine che Bersani scodella sul tavolo della conferenza stampa per vedere l’effetto che fa. Cosa sono le semplificazioni? Quali sono? La legge regionale che impone la riduzione dei limiti di diossina? L’Ilva risponde polemicamente buttandola proprio sulla semplificazione «impossibile»: l’automatico abbassamento dei livelli inquinanti sotto la soglia di un nanogrammo per metro cubo d’aria «tecnicamente impossibile», appunto, nell’arco di un anno. O, forse, la semplificazione è il referendum per chiudere l’Ilva? Bersani, apprezzando la legge regionale perché «ambiziosa ma basata su obiettivi raggiungibili», spegne i cattivi pensieri. Il ministro ombra dell’Economia pone, semmai, una postilla. Poiché, è il suo ragionamento, di fronte alla crisi un paese industrializzato come l’Italia deve difendere la propria economia, allora occorre mantenere i livelli produttivi attuali, resistendo ai due anni di recessione che sono davanti. La legge, quindi, è una chance , ma va applicata «discutendo e ragionando con l’Ilva, anche dei problemi di natura tecnica, nel contesto di un vero e proprio patto tra industria, istituzioni, comunità sociale. Un patto che tenga insieme la produzione, il lavoro sicuro, l’ambiente. La crisi - ha spiegato Bersani - è una opportunità per migliorare la siderurgia. Il Pd deve impegnarsi per quel patto,
perché il rapporto col territorio è prioritario se si vuol salvaguardare anche le esigenze industriali». La legge regionale con tre obiettivi: ridurre l’inquinamento, migliorare la compatibilità ambientale dell’azienda, far dialogare città e industria».
E quando la domanda cade sulla semplificazione scomoda, quando si allude al referendum per chiudere l’Ilva, Bersani affida ai taccuini una risposta puntuta: «Non entro nel merito della questione locale, nella quale sono coinvolti i cittadini e le istituzioni. Su industria e ambiente se ne sentono di tutti i colori. Possiamo scegliere di stare fuori o dentro il mondo industriale. Una città è legittimata a scegliere. Io so che alzare gli standard sociali e ambientali è elemento di innovazione. Sempre che si sia nell’ambito dell’esi - stente, del reale, e non si sfori nel mondo
della fantasia».

[Fulvio Colucci- Gazzetta del Mezzogiorno]