Caro Direttore,
le chiedo di voler ospitare alcune mie considerazioni in merito alle dichiarazioni rese al suo giornale dall'Assessore al Comune di Taranto, Signora Annarita Lemma.
Leggendo quanto affermato dalla Signora Lemma sul mio conto, ho subito pensato che, se esiste un limite alla miseria umana e al puerile esercizio della strumentalizzazione politica, questa volta è stato abbondantemente superato.
Colgo l'occasione per puntualizzare alcune cose di una vicenda che mi vede, a fasi alterne, tirato in ballo. Mi riferisco alle dichiarazioni dell'imprenditore Tarantini sui suoi rapporti con il Pd pugliese.
Io fui investito da una vera e propria bomba mediatica in piena campagna elettorale per il rinnovo del consiglio regionale nel marzo 2010. Una esplosiva fuga di notizie relativa a quanto sarebbe stato dichiarato dallo stesso imprenditore in un interrogatorio di alcuni mesi addietro e che mi avrebbe accusato di essere stato destinatario di tangenti.
Da allora sono trascorsi diciotto mesi e mai sono stato destinatario di una informazione di garanzia, mai ho ricevuto richieste di essere ascoltato pur essendomi messo a disposizione dell'autorità giudiziaria, mai ho ricevuto riscontri alle richieste di informazione sulla mia posizione.
Ho assistito, come tanti fruitori del sistema mass-mediatico, a fughe di notizie più o meno ecclatanti, su dichiarazioni, verbali di interrogatori, ricostruzioni fantasiose, financo, negli ultimi giorni, a indiscrezioni giornalistiche che danno notizia di indagini, a mio carico, chiuse con richiesta di archiviazione, perchè alle parole dell'imprenditore Tarantini non corrisponderebbe alcun riscontro.
Parlo di una vicenda che mi ha arrecato molti danni d'immagine, di cui chiederò conto, e che ha provocato in me, nella mia famiglia, e in tanti miei amici e compagni, una sofferenza atroce. Ma non ho mai perso la serenità e la capacità di stare in pace con la mia coscienza.
Si tratta di una vicenda che, così come delineatasi, assumerebbe sempre più i caratteri di un disegno orchestrato da un accusatore contro una parte del centro-sinistra e del Pd.
Questa storia è stato oggetto di polemiche varie, strumentalizzazioni indegne, polvere da sparo per coloro che non hanno altre armi per condurre la propria battaglia politica interna al Pd.
Ciò di cui non riesco a capacitarmi è l'idea secondo cui l'accusatore dice sempre la verità e l'accusato è in ogni caso un delinquente. L'accusatore è senza dubbio credibile e l'accusato è sicuramente colpevole. La Signora Lemma continua a pensarlo anche oggi quando si scopre che l'accusatore era pagato da Silvio Berlusconi e difeso dai legali indicati dallo stesso.
Ciò che mi fa più specie è che, assolutizzando la verità dell'accusatore, si insinua malevolmente e subdolamente il sospetto su presunte attitudini comportamentali del sottoscritto nella campagna elettorale del 2010. Illazioni subdole e diffamatorie che respingo al mittente.
La Signora Lemma nella sua indefessa vanagloria di paladino della moralità e della trasparenza dimostra di non conoscere che i bilanci delle spese elettorali e la rendicontazione di ogni singolo candidato sono pubblici e liberamente consultabili presso gli Uffici del Collegio regionale di garanzia elettorale, presso la Corte di Appello di Bari.
Chiedo alla Signora Lemma di rivolgersi a questi uffici e verificare direttamente l'ammontare delle mie spese elettorali. Inoltre le chiedo di informarsi presso le emittenti locali di Taranto, presso cui ho realizzato spot elettorali, e una tipografia della sua città, da cui mi sono servito, e scoprirà che sono stato costretto a contrarre un mutuo e ad usufruire di un prestito riveniente dal conto corrente di mia madre.
La mia forza non è mai stata economica. La mia forza elettorale è fondata sul rapporto con i militanti del Pd.
Ho sempre nutrito reticenze nel dover parlare di me, della mia storia, della mia vita. Ma, di fronte all'intento esplicitamente diffamatorio delle dichiarazioni della Signora Lemma, dirò qualcosa in merito.
Io sono un figlio orfano di padre ex operaio Italsider, di madre casalinga, con sorella diversamente abile. Per otto anni, dopo gli studi, ho svolto il lavoro di funzionario politico, prima nella Sinistra Giovanile, poi nei Democratici di Sinistra, per ultimo nel PD. Quando, due anni fa ho deciso di sposarmi, ho comprato una casa normale in un condominio normale contraendo un mutuo di vent'anni. I miei comportamenti e il mio stile di vita è sotto gli occhi di tutti.
C'è una cosa che reca fastidio ai più, soprattutto nel Pd: credo di saper leggere e scrivere e ho un consenso elettorale significativo, soprattutto nella mia città, Massafra, dove le persone mi conoscono e mi apprezzano per come sono e per come svolgo la mia funzione politica ed elettiva.
Ho anche un altro grande difetto per i moralisti nostrani: amo la politica, senza demagogie e narcisismi. E soprattutto voglio bene al Pd; a volte mi rimproverano di volere più bene al mio partito che a me stesso. Mi onoro di avere sempre servito il partito, tutti i giorni dell'anno, in tutte le campagne elettorali, non solo quelle che mi vedevano direttamente impegnato. L'ho servito anche quando, travolto dalle polemiche, mi sono iscritto al Gruppo Misto in Regione e mi sono dimesso dagli organismi dirigenti. Credo che senza la democrazia di partiti forti e robusti, che agiscono con sentire collettivo, il nostro Paese non ha futuro e che la politica nelle mani degli eroi o delle presunte eroine ha già sperimentato il proprio fallimento.
Il comportamento di ognuno di noi lasciamolo giudicare a chi ha il dovere di farlo evitando di autoincensarci e soprattutto evitiamo di sottovalutare o mistificare il giudizio degli elettori.
Ringraziandola per la sua cortese ospitalità,
le porgo cordiali saluti.
Michele Mazzarano