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10 marzo 2013

•Come dice Bersani bisogna far girare la ruota. Ora Renzi ha enormi chance



 TARANTO - Dal risultato (mediocre) del Pd alle elezioni, al ruolo di Matteo Renzi. Il consigliere regionale Michele Mazzarano, nel corso di una nostra intervista, spiega le ragioni che hanno portato ad una situazione di impasse nel Paese e probabilmente anche nel partito.
 Quali le ragioni del risultato mediocre del Partito democratico in Puglia ed in particolare a Taranto? 
 «In generale posso dire che il risultato elettorale ha messo in evidenza la presenza di un movimento tellurico di ampio raggio in cui il centrosinistra, e quindi anche il Pd, va al di sotto delle sue attese. Questo movimento si manifesta in maniera acuta nel Mezzogiorno e in particolare in Puglia. Questo movimento rappresenta l’esplosione di una forza antisistema».
 Certo, ma il problema è che nessuno aveva previsto... 
«Una vasta percentuale di italiani, che in precedenza premiavano le forze populiste, hanno seguito l’onda anomala anche per via di una crisi economica e sociale che è diventata siderale. Le fabbriche chiudono, l’uso di ammortizzatori sociali aumenta. Questo ha incrementato la domanda di cambiamento in favore del Movimento 5 Stelle, danneggiando il centrosinistra. Non da ultimo le ricette miracolistiche di Berlusconi che giustificano il recupero del centrodestra».
  E per quanto riguarda Taranto? Secondo la disamina fatta dalla segreteria provinciale, quello di Taranto, assieme a quello di Foggia, sarebbe il miglior risultato in Puglia. Tutto vero, se non fosse che il Movimento 5 Stelle sia il primo partito in città.
 «A Taranto, rispetto al 2008, il Pd perde 50mila voti, così come il Pdl. Voti che sostanzialmente si spostano verso il Movimento 5 Stelle che ne prende 80mila. Al di là della chimica, abbiamo assistito ad una campagna elettorale che può essere considerata flebile. Per la prima volta irrompe sulla scena politica italiana una forza antisistema che impone la necessità di cambiamento. Un’ampia fetta dell’elettorato, prima ancora di sapere delle tasse, del lavoro e delle politiche europee, vuole capire cosa si farà per abbattere i costi della politica, i vitalizi e gli stipendi».
 Nel capoluogo ionico, ha avuto maggiore incidenza la legge elettorale o i soliti giochi di corrente? «Sicuramente la legge elettorale. Il Pd, pur avendo personalità ben radicate sul territorio, ha dovuto confrontarsi con il “porcellum”, che tende a disincentivare l’impegno dei candidati, in favore di Grillo e Berlusconi».
 Come mai il Partito democratico non ha spinto più di tanto per cambiare il “porcellum”? 
 «L’aggravante è che il Pd ha allontanato le preferenze. Si poteva chiudere l’accordo. Il partito ha sbagliato a insistere sui collegi uninominali».
 Vico non ce l’ha fatta, anche per via della pessima posizione in lista.
 «Vico, qualora fossero stati rispettati tutti i pronostici, sarebbe stato eletto senza problemi. Lo dimostra il fatto che, nonostante tutto, siano stati eletti 15 deputati pugliesi. Lui era diciassettesimo. Ma Vico, a mio modo di vedere, ha anche pagato il clima che si è creato a Taranto. Un clima che ha prodotto una sorta di killeraggio nei confronti di Vico».
 Se si andasse nuovamente al voto, il Pd dovrebbe puntare nuovamente su Bersani? 
 «Penso che Matteo Renzi abbia possibilità e capacità enormi. Bersani deve continuare a svolgere le funzioni che gli sono state assegnate. Ma, come dice proprio Bersani, bisogna far girare la ruota. Per le capacità dimostrate, soprattutto nella gestione della sconfitta nelle primarie, credo che Renzi abbia delle chance concrete».

 Fabio Mancini- TarantoSera