Sul brusco calo dell'Iva del 7% è sceso il silenzio. Eppure il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, sabato scorso nel dare il preoccupato annuncio del crollo delle imposte indirette, aveva parlato di un'anticipazione cui avrebbero fatto seguito ulteriori dettagli. Qualcuno vi aveva subito letto soprattutto l'esigenza di frenare le velleità dei ministri in vista dell'esame della Finanziaria. Che fondamento avevano quei dati? Il mistero resta. La spiegazione a oggi più plausibile è che quel 7% abbia due componenti: una riduzione effettiva del gettito, mese su mese, del 3%; più un mancato gettito del 4% atteso dall'aumento dei prezzi e negato dalla contrazione dei consumi.
L'inflazione che viaggia a +4% avrebbe dovuto trascinare con sé l'imposta: quando salgono i prezzi, infatti, l'Iva segue a ruota e avrebbe dovuto rimpinguare le casse dello Stato. Ma il calo dei consumi – che secondo Unioncamere sta viaggiando intorno al 4% – ha azzerato questo possibile rialzo del gettito.
Per semplificare, se il gettito Iva è 100, ci si sarebbe atteso un gettito a 104 per effetto dell'inflazione e se non fosse intervenuta la contrazione dei consumi. Il gettito, però, è stato 97.
Il calo effettivo dell'Iva, mese su mese, sarebbe, dunque, non del 7% come detto da Berlusconi, ma del 3%, che resta comunque un preoccupante campanello di allarme sia in termini di risorse disponibili, sia sul fronte di una ripresa dell'evasione fiscale.
Per risolvere il mistero del 7% non resta che attendere i nuovi dati del gettito Iva. Senza dimenticare i noti problemi di computo sul timing del gettito che a volte ne differiscono l'effettiva contabilizzazione.
L'appuntamento potrebbe essere per il 29 agosto con il comunicato Istat sulle vendite al dettaglio.
[[il Sole 24 Ore - di Marco Mobili]]