Ma c’è poco da divagare, o cercare sottigliezze giuridiche, dopo questo colpo di maglio contro la persona, l’immagine, il futuro privato e politico di Silvio Berlusconi. In tutti i blog internazionali la notizia ha avuto subito quello che si usa chiamare il posto d’onore. Solo che nella realtà, anche riguardo a una nazione intera, la nostra, è un posto di disonore. Stando dunque al giudice, abbiamo avuto un primo ministro che non si è limitato all’evasione fiscale, pur da lui giustificata, se non teorizzata, in parecchie occasioni. Si parla di frode fiscale, che è molto peggio. Il fatto poi che sia stato assolto Fedele Confalonieri circoscrive le responsabilità, investendo Berlusconi in prima persona.
Altro che i sorrisetti di Merkel e Sarkozy, interpellati sulla affidabilità del nostro premier. E infatti sui siti stranieri si sguazza sulla corruzione italiana nel suo complesso, qui la frode dall’alto e lì le bustarelle dal basso fino ai settori intermedi. Una giornata disastrosa non solo per il personaggio celebre, che risponde di se stesso, ma soprattutto per la gran massa degli italiani onesti, costretti senza colpa a subire la chiamata di correo. Visto poi che non è in causa un uomo già uscito dal potere, bensì quello che è tuttora il numero uno di un partito politico, per di più alla vigilia di vagli elettorali, tanto la condanna quanto l’interdizione pongono problemi immediati.
Si potrà obiettare che Berlusconi, dando il via alle primarie nel Pdl, si era già chiamato fuori. In parte è vero. Ma poniamo che l’esito delle primarie sia tale da non favorire una chiara leadership, o addirittura frantumare il partito. In tale ipotesi un Berlusconi assolto avrebbe potuto ripresentarsi quale unico garante di una ripresa unitaria. All’opposto, come ovvio, il Berlusconi gravato dalla condanna non avrà più un reale peso politico. Definitivamente, stavolta. Il segretario del Pdl Alfano riprende il vecchio tema dell’accanimento giudiziario, che talora in passato non appariva del tutto infondato. Ma fatta la somma delle imputazioni, il quadro fa impressione. Il premier di un grande Paese sotto tiro una volta o molte volte per interesse privato, per scorrettezze amministrative, per reati da codice penale, per comportamenti privati inammissibili.
Attendiamoci adesso la sentenza per il caso Ruby, c’è da rabbrividire. Altre volte si è scritto su situazioni di psicologia distorta, quasi una malattia. Ora al posto del sesso ci sono i milioni di euro, sottratti allo Stato, secondo la sentenza, da un personaggio che dello Stato voleva essere l’emblema. Milioni, mentre a tante famiglie ne basterebbe qualche centinaio per arrivare alla fine del mese.
Giorgio Vecchiato su Famiglia Cristiana