Se c'è un un tema su cui si registra fallimento totale, dopo dieci anni di governo della Regione, questo è quello della depurazione.
Di recente il Ministero dell'Ambiente ha disposto il commissariamento di Acquedotto Pugliese per il depuratore di Nardò-Porto Cesario. Questo significa che saranno i tecnici del Ministero ad approvare il progetto della condotta sottomarina e a farlo realizzare con i poteri straordinari di protezione civile. In verità quello di Nardò è il caso limite ad una decina di casi di progetti in grave ritardo e a rischio de-finanziamento. Infatti la delibera CIPE 60/2012 ha finanziato 31 opere con un limite di impegno al 31 dicembre 2015.
La Puglia in sostanza rischia di perdere 25 milioni. Il Ministero intende accelerare per evitare la revoca delle risorse previste dal CIPE.
La Puglia si trova in mezzo al guado. Oltre ad indagare le ragioni dei ritardi, esercizio spesso caratterizzato dallo scaricabarile, sull'assenza dei progetti o i ritardi autorizzativi, tra Comuni, vecchie Province, la stessa Regione e Aqp.
Come si esce dal guado? Rispondere a questa domanda sarà uno dei primi compiti, qualora vincessimo le prossime elezioni regionali, del nuovo centrosinistra e di Michele Emiliano.
Si può uscire dal guado in tanti modi; si può lasciarsi alle spalle il fallimento di questi anni innovando, anche radicalmente, il modello.
In una regione dalla imponente ed imprescindibile vocazione turistica, in un territorio con novecento km di costa, bisognerebbe ragionare seriamente non più sullo scarico a mare ma sull'affinamento delle acque e il loro riutilizzo in agricoltura.
Perché non sia la solita trovata elettorale serve mettere a studiare esperti e competenze per realizzare un modello totalmente nuovo, giuridicamente ed amministrativamente plausibile.
E dare un grande segno, qui si, di discontinuità.
la nota del giorno di Michele MAZZARANO