Ieri mattina il ministro dell'Agricoltura , Paolo De Castro ha fatto visita all’Istituto Agrario "Mondelli’ di Massafra.
Qui ha incontrato gli studenti.Molti gli argomenti toccati, tutti naturalmente inerenti al tema dell’agricoltura. Passa dal settore vitivinicolo, e perforza di cose dagli avvenimenti nefasti degli ultimi giorni, a quello caseario, sino alle strategie di mercato, alla mentalità ‘meridionale’ da cambiare. De Castro parla ai più giovani, gli chiede di essere, in futuro, una classe dirigente diversa da quella vista fin ora. Sul settore vitivinicolo dice: “La Puglia è una straordinaria protagonista di questo settore. Viene messa spesso in discussione, perché non c’è dubbio che questo protagonismo non fa piacere, e così viene attaccata. Lo abbiamo visto in quest’ultimo periodo”. Si collega alla faccenda di ‘Velenitaly’, e dice: “Dobbiamo smetterla anche di essere autolesionisti. In altri Paesi avrebbero parlato di quanto è efficiente la macchina di controllo delle forze dell’ordine, che avevano scoperto l’adulterazione del vino. Qui da noi, invece, si è parlato della cattiva qualità del prodotto”. C’è poi da combattere la concorrenza: “Molto spesso sentiamo gli elogi di altri Paesi, come la Francia. Noi abbiamo superato le importazioni francesi negli Stati Uniti. La concorrenza è molto forte. In Italia abbiamo 8-9 ettari di superficie media per azienda, mentre negli Stati Uniti è di 220 ettari e nell’Australia, Paese che più di tutti ci sta incalzando nella concorrenza, la media è di oltre 400-450 ettari. Le dimensioni strutturali, la capacità organizzativa e i costi ridotti sono una prova durissima per la concorrenza”. Dove non ci si arriva con i costi, come spiega il Ministro, si deve arrivare con la differenziazione del prodotto: “Da noi i costi sono più elevati. Qui subentra allora la capacità di differenziazione del nostro prodotto, del made in Italy. Le Istituzioni devono difendere questa capacità. Nel campo vitivinicolo stiamo rendendo obbligatoria l’etichetta che mette in evidenza l’origine della materia prima. Un’obbligatorietà su cui si sta lavorando, come si è fatto per l’olio”.Sempre De Castro indica un’altra via, che è quella del non piangersi addosso e di fare squadra, soprattutto nel Meridione: “Bisogna agire anche culturalmente. Bisogna mettere insieme le nostre aziende, abbandonando la mentalità tipica del Meridione, in cui ognuno va per conto
suo”. Fa l’esempio dei carciofi di Brindisi: In tutta la Provincia non c’è un consorzio. La filiera si allunga e i prezzi si alzano. Inoltre bisogna far capire che, in momenti in cui c’è crisi, non bisogna per forza aspettare che arrivi l’intervento delle Istituzioni. Dobbiamo si, confidare nelle Istituzioni, ma avere anche voglia di vincere la partita, migliorando le nostre capacità organizzative”.Parla dell’agropirateria,aspetto negativo ma anche indice di positività dei prodotti italiani: “Copiano i nostri prodotti e questo succede perché c’è una grande domanda di made in Italy alimentare.I ristoranti italiani sono i secondi per diffusione,
dopo quelli cinesi, ma i cinesi sono oltre un miliardo e duecento milioni. Negli Usa, ad esempio, si contanto 6000 ristoranti italiani”.
[[ tratto dal Corriere del Giorno di 08/04/08 articolo di Graziano Fonsino]]
Qui ha incontrato gli studenti.Molti gli argomenti toccati, tutti naturalmente inerenti al tema dell’agricoltura. Passa dal settore vitivinicolo, e perforza di cose dagli avvenimenti nefasti degli ultimi giorni, a quello caseario, sino alle strategie di mercato, alla mentalità ‘meridionale’ da cambiare. De Castro parla ai più giovani, gli chiede di essere, in futuro, una classe dirigente diversa da quella vista fin ora. Sul settore vitivinicolo dice: “La Puglia è una straordinaria protagonista di questo settore. Viene messa spesso in discussione, perché non c’è dubbio che questo protagonismo non fa piacere, e così viene attaccata. Lo abbiamo visto in quest’ultimo periodo”. Si collega alla faccenda di ‘Velenitaly’, e dice: “Dobbiamo smetterla anche di essere autolesionisti. In altri Paesi avrebbero parlato di quanto è efficiente la macchina di controllo delle forze dell’ordine, che avevano scoperto l’adulterazione del vino. Qui da noi, invece, si è parlato della cattiva qualità del prodotto”. C’è poi da combattere la concorrenza: “Molto spesso sentiamo gli elogi di altri Paesi, come la Francia. Noi abbiamo superato le importazioni francesi negli Stati Uniti. La concorrenza è molto forte. In Italia abbiamo 8-9 ettari di superficie media per azienda, mentre negli Stati Uniti è di 220 ettari e nell’Australia, Paese che più di tutti ci sta incalzando nella concorrenza, la media è di oltre 400-450 ettari. Le dimensioni strutturali, la capacità organizzativa e i costi ridotti sono una prova durissima per la concorrenza”. Dove non ci si arriva con i costi, come spiega il Ministro, si deve arrivare con la differenziazione del prodotto: “Da noi i costi sono più elevati. Qui subentra allora la capacità di differenziazione del nostro prodotto, del made in Italy. Le Istituzioni devono difendere questa capacità. Nel campo vitivinicolo stiamo rendendo obbligatoria l’etichetta che mette in evidenza l’origine della materia prima. Un’obbligatorietà su cui si sta lavorando, come si è fatto per l’olio”.Sempre De Castro indica un’altra via, che è quella del non piangersi addosso e di fare squadra, soprattutto nel Meridione: “Bisogna agire anche culturalmente. Bisogna mettere insieme le nostre aziende, abbandonando la mentalità tipica del Meridione, in cui ognuno va per conto
suo”. Fa l’esempio dei carciofi di Brindisi: In tutta la Provincia non c’è un consorzio. La filiera si allunga e i prezzi si alzano. Inoltre bisogna far capire che, in momenti in cui c’è crisi, non bisogna per forza aspettare che arrivi l’intervento delle Istituzioni. Dobbiamo si, confidare nelle Istituzioni, ma avere anche voglia di vincere la partita, migliorando le nostre capacità organizzative”.Parla dell’agropirateria,aspetto negativo ma anche indice di positività dei prodotti italiani: “Copiano i nostri prodotti e questo succede perché c’è una grande domanda di made in Italy alimentare.I ristoranti italiani sono i secondi per diffusione,
dopo quelli cinesi, ma i cinesi sono oltre un miliardo e duecento milioni. Negli Usa, ad esempio, si contanto 6000 ristoranti italiani”.
[[ tratto dal Corriere del Giorno di 08/04/08 articolo di Graziano Fonsino]]