La NOTA del GIORNO di Michele MAZZARANO
"A valutare superficialmente le parole pronunciate dall'Arcivescovo di Taranto mons. Filippo Santoro in occasione delle celebrazioni di San Cataldo, si può ritenere che è la solita invadenza della Chiesa nei fatti della politica. E di approcci superficiali del genere ne ascolto ancora tanti.
Non ho mai guardato il mondo con 'le categorie di Don Camillo e Peppone'; ho beneficiato, nella mia formazione politica, dell'influenza del pensiero di quella parte della sinistra che ha posto sempre l'accento sulla 'questione cattolica' per leggere compiutamente la storia d'Italia.
In sostanza penso che in un momento di grave smarrimento morale della società, la Chiesa guidata da interpreti carismatici diventa un fattore essenziale di ricostruzione di fiducia e speranza. Lo è stato in epoca di ideologie forti, lo è ancora di più oggi, in epoca di pensieri deboli. Sullo sfondo di questa mia convinzione vi è il carattere rivoluzionario della figura e del magistero di Papa Francesco.
Con Mons. Filippo Santoro, del cui profilo etico parla il suo lungo servizio in una complicata periferia del mondo, la Curia di un territorio fiaccato come Taranto sta assumendo questo ruolo significativo anche a costo di scontare la critica per una esposizione 'pubblica' considerata eccessiva.
Coniugare lavoro e vita è la prova difficile per costruire un nuovo umanesimo della cittadinanza e dell'inclusione. Una nuova centralità della persona fondata sul rispetto dei suoi diritti fondamentali tra cui il diritto al lavoro e il diritto alla vita. La civiltà del lavoro così come l'abbiamo conosciuta sinora, per Taranto si è rivelata insufficiente. In questo vedo decisivo l'apporto della Chiesa.
Taranto ha bisogno di chi gli indica una strada secondo criteri di giustizia e uguaglianza, di chi accende una luce in fondo al tunnel, di chi stimola alla fiducia e alla speranza, di chi condanna il nichilismo dominante.
La voce di Mons.Santoro è diventata la voce più forte e stimolante: la politica e le istituzioni non vivano questo protagonismo con senso di subalternità.
Abbiamo bisogno di profeti della speranza e non più di profeti della paura.
Questa sarebbe una benedizione per una terra martoriata".
Michele MAZZARANO