Il Decreto - legge 27 maggio 2008, n. 93 del Governo Berlusconi continene "Disposizioni urgenti per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie" (ICI etc...) .
Le misure contenute nel decreto-legge 93 sono deludenti perché determinano effetti marginali sulla distribuzione del reddito e sulla crescita lasciando sullo sfondo le vere priorità: il livello troppo basso dei salari e l'aumento dei prezzi.
Le coperture del decreto inoltre infliggono un colpo molto duro al Mezzogiorno, al trasporto pubblico locale e alle politiche industriali, perché il decreto taglia drasticamente le risorse ad essi destinate dal Governo Prodi.
Il metodo che il governo segue, molto complesso e discutibile, è quello di far confluire quasi tutte le riduzioni di spesa, provenienti dalla revoca o dalla diminuzione dei contributi, nel Fondo per gli interventi strutturali di politica economica. Non ci sono, infatti, aumenti di entrata.
Le risorse che confluiscono nel fondo derivano da:
- riduzioni di spesa varie in conto capitale e di parte corrente, tra le quali particolare rilevanza riveste il taglio delle risorse destinate alla viabilità secondaria di Sicilia e Calabria per 500 milioni in ciascun anno 2008 e 2009;
- risorse derivanti dalla revoca per quasi 1,4 miliardi di euro finalizzate, dalla legge Finanziaria 2007, alle infrastrutture stradali in Sicilia e in Calabria e originariamente destinate al ponte sullo Stretto;
- risorse derivanti dal taglio degli stanziamenti per spese in conto capitale dei ministeri (tab B della legge Finanziaria 2008).
Appare immediatamente evidente come, a fronte di oneri di natura corrente, le coperture siano individuate in maniera rilevante in risorse in conto capitale fatte confluire nel Fondo, il cui utilizzo risulta, quindi, strumentale ad un indebolimento e superamento del vincolo contabile che non consente di coprire spese correnti con spese in conto capitale perché si verificherebbe una dequalificazione della spesa.
Oltre alle risorse del Fondo, la copertura prevede l'utilizzo degli accantonamenti allocati dalla legge Finanziaria 2008 nella tabella A per spese di parte corrente dei ministeri per 170 milioni per il 2008 (più elevato, oltre, 450 milioni, a decorrere dal 2010) e un taglio lineare della tabella C, della medesima legge Finanziaria, dal 2010 molto sostanzioso perché pari a circa 1 miliardo di euro.
Va ricordato che entrambe le tabelle sono parte integrante delle leggi finanziarie: nella tabella A sono indicate le risorse accantonate per ciascun ministero per far fronte alla legislazione di spesa di parte corrente nell'ambito della propria attività, mentre con la tabella C si determina per ciascun anno il finanziamento per le leggi di spesa permanenti la cui quantificazione è rinviata alla legge finanziaria (come ad esempio la dotazione per il Fondo per gli affitti e il Fondo per le politiche sociali).
Sono annunciati in queste ore ulteriori interventi di particolare gravità: si tratterebbe di una vanificazione dei crediti d’imposta per la ricerca e di quelli della Visco-Sud e di norme regressive sui temi dell’evasione fiscale e del lavoro nero. Seguirà una ulteriore nota.
Le misure contenute nel decreto-legge 93 sono deludenti perché determinano effetti marginali sulla distribuzione del reddito e sulla crescita lasciando sullo sfondo le vere priorità: il livello troppo basso dei salari e l'aumento dei prezzi.
Le coperture del decreto inoltre infliggono un colpo molto duro al Mezzogiorno, al trasporto pubblico locale e alle politiche industriali, perché il decreto taglia drasticamente le risorse ad essi destinate dal Governo Prodi.
Il metodo che il governo segue, molto complesso e discutibile, è quello di far confluire quasi tutte le riduzioni di spesa, provenienti dalla revoca o dalla diminuzione dei contributi, nel Fondo per gli interventi strutturali di politica economica. Non ci sono, infatti, aumenti di entrata.
Le risorse che confluiscono nel fondo derivano da:
- riduzioni di spesa varie in conto capitale e di parte corrente, tra le quali particolare rilevanza riveste il taglio delle risorse destinate alla viabilità secondaria di Sicilia e Calabria per 500 milioni in ciascun anno 2008 e 2009;
- risorse derivanti dalla revoca per quasi 1,4 miliardi di euro finalizzate, dalla legge Finanziaria 2007, alle infrastrutture stradali in Sicilia e in Calabria e originariamente destinate al ponte sullo Stretto;
- risorse derivanti dal taglio degli stanziamenti per spese in conto capitale dei ministeri (tab B della legge Finanziaria 2008).
Appare immediatamente evidente come, a fronte di oneri di natura corrente, le coperture siano individuate in maniera rilevante in risorse in conto capitale fatte confluire nel Fondo, il cui utilizzo risulta, quindi, strumentale ad un indebolimento e superamento del vincolo contabile che non consente di coprire spese correnti con spese in conto capitale perché si verificherebbe una dequalificazione della spesa.
Oltre alle risorse del Fondo, la copertura prevede l'utilizzo degli accantonamenti allocati dalla legge Finanziaria 2008 nella tabella A per spese di parte corrente dei ministeri per 170 milioni per il 2008 (più elevato, oltre, 450 milioni, a decorrere dal 2010) e un taglio lineare della tabella C, della medesima legge Finanziaria, dal 2010 molto sostanzioso perché pari a circa 1 miliardo di euro.
Va ricordato che entrambe le tabelle sono parte integrante delle leggi finanziarie: nella tabella A sono indicate le risorse accantonate per ciascun ministero per far fronte alla legislazione di spesa di parte corrente nell'ambito della propria attività, mentre con la tabella C si determina per ciascun anno il finanziamento per le leggi di spesa permanenti la cui quantificazione è rinviata alla legge finanziaria (come ad esempio la dotazione per il Fondo per gli affitti e il Fondo per le politiche sociali).
Sono annunciati in queste ore ulteriori interventi di particolare gravità: si tratterebbe di una vanificazione dei crediti d’imposta per la ricerca e di quelli della Visco-Sud e di norme regressive sui temi dell’evasione fiscale e del lavoro nero. Seguirà una ulteriore nota.
Nota del Comitato economia e finanza del PD