tag foto 1 tag foto 2 tag foto 3 tag foto 4 tag foto 5

01 giugno 2009

D’Alema: il Pd prevarrà a Bari e in Puglia perché sa amministrare




Presidente Massimo D’Alema, il centrosinistra in Puglia guida molte giunte, a cominciare da quella barese. Riuscirà a conservarle alle prossime elezioni del 6-7 giugno?
Credo che il centrosinistra confermerà molte amministrazioni. Sono ultrafiducioso sul voto a Bari, indipendentemente che stanno attraversando il governo Berlusconi e la destra. La verità è che il centrosinistra ha amministrato bene. Ha messo in campo una classe dirigente vera che ha saputo parlare anche al di là dei confini della nostra coalizione. La carta vincente di Emiliano, Divella, Florido e molti altri è quella di sapere intercettare un consenso che oltrepassa il centrosinistra. A destra, invece, stanno emergendo gli errori compiuti, in particolare dal ministro Fitto. Atteggiamenti arroganti e infantili, basati sull’idea che la regione debba essere subordinata a direttive nazionali. Un uomo politico nazionale non deve mai pensare a imposizioni dall’alto. Io non ho mai fatto il caporal maggiore, non ho mai disturbato la Puglia, neppure nei momenti più alti delle mie responsabilità pubbliche.

Come giudica la segreteria Franceschini?
Franceschini si è assunto un compito difficile: ravvivare il Pd, superare le divisioni del gruppo dirigente, creare un clima di collaborazione, riportare il partito sulla linea della battaglia politica, dell’iniziativa sui problemi concreti anche in vista della verifica elettorale. Questo compito Franceschini lo sta svolgendo assai bene.


A livello nazionale quale risultato si aspetta dal voto?
Un risultato positivo, che andrà al di là del dato numerico. Berlusconi non sfonderà quota 40%, anzi resterà assai sotto. La maggioranza di governo non supererà il 50% dei voti. Ci sarà più equilibrio.


Ma la linea di demarcazione del Pd tra successo e delusione qual è: il 26-28% alle europee?
E’ quello che dicono gli osservatori. Io non do numeri. Dico solo che non si registrerà una maggioranza bulgara nel Paese. La somma delle opposizioni dovrà essere la base su cui si lavorerà. Quanto alle amministrative, non si verificheranno cedimenti da parte nostra, tipo perdere Firenze o Bologna. Piuttoso vedo scricchiolii nell’altro campo.


Si riferisce a Fini?
Noto un malessere all’interno dello stesso Pdl. Chi ha maggiori responsabilità e un minimo di visione internazionale si rende conto della situazione progressivamente insostenibile in cui versa il Paese. C’è da restare sconcertati per il fatto che la classe dirigente non se ne renda conto. Sulla crisi economica il governo è inesistente.


Ma il ministro Tremonti, ad esempio, dalla sinistra riceve spesso giudizi diversi, fatti anche di apprezzamenti.
Sì, bisogna dare giudizi diversi. Ma il problema è il governo del Paese, il cui bilancio è assai deludente. Ultimo esempio: la vicenda Opel. La partita per l’auto si è giocata solo tra Obama, Putin e la Merkel. Berlusconi, chi l’ha visto? Si è confermato una comparsa sulla scena internazionale. Questa è la realtà, che alcuni mezzi informativi, soprattutto televisivi, cercano di camuffare. Lasciamo anche perdere le storie private del premier, che pure non giovano al prestigio nazionale, ma gli italiani pagano per il fatto che mentre tutti gli altri governi affrontavano la crisi economica, il governo Berlusconi negava l’esistenza della crisi. Una linea ridicola che ci ha indebolito. Anche questo approccio ai problemi ha contribuito a isolare la Fiat, nonostante un management aziendale di primissimo livello.


Sondaggi alla mano, però, il Paese sembra ancora col Premier, che ha perso poco o nulla in termini di popolarità e consensi.
Non è vero. Il Paese non sta con lui, semmai è diviso in tre. Un terzo sta con lui. Un terzo gli è contro. Un terzo sta a guardare. E poi tra gli alleati del Pdl c’è la Lega, che proprio berlusconiana non è.


Secondo qualche giornale, Berlusconi avrebbe manifestato l’intenzione di ricorrere alle urne, qualora la vicenda Noemi sfociasse in un’iniziativa giudiziaria contro di lui.

Se così fosse, si tratterebbe di affermazioni avventurose. Oltretutto non tocca al premier la decisione sullo scioglimento delle Camere. La democrazia ha le sue regole, e c’è chi le fa osservare.


Al Nord dicono che Berlusconi li sta penalizzando a tutto vantaggio del Sud. Al Sud sostengono il contrario.
Certo, il Nord è deluso dal governo. La stampa di destra cerca di dare la colpa al Sud. La vicenda Alitalia, ad esempio, cavalcata per ragioni elettorali, era una montagna di bugie, il cui esito era scritto. Oggi sta esplodendo la questione dell’Expo. E’ stato il centrosinistra a portare l’Expo a Milano. Il centrodestra, adesso, rischia di perderlo a causa di litigi su posti, stipendi, prebende. Incredibile. Altro che Mezzogiorno. Se uno spettacolo simile fosse accaduto al Sud, sarebbe stato immediatamente bollato come il simbolo del degrado della politica meridionale. Invece, nel confronto con la gestione dell’Expo a Milano, la Sicilia sembra la Finlandia. Se poi approfondiamo le scelte sul Sud, è indubbio che quest’ultime abbiano danneggiato le nostre regioni, ma ciò non è stato fatto per favorire il Nord, ma solo per mettere delle “pezze”. Certo, quando con i fondi per il Sud hanno finanziato le multe degli allevatori del Nord, io ho provato vergogna. Il che ha dimostrato che il gigante Berlusconi ha i piedi di argilla. Quando Bossi fischia, il premier obbedisce.
Per ora i due vanno d’accordo.
Bossi considera Berlusconi come un taxi. La Lega ha conservato la sua indipendenza. Perciò Berlusconi ha paura.

Berlusconi ha varato la riforma delle pensioni.
Fallita. Le uniche riforme (pensioni, privatizzazioni, euro, federalismo) le ha realizzate il centrosinistra. Nei mesi scorsi abbiamo voluto partecipare al testo sul federalismo fiscale, riscontrando la flessibilità della Lega, per ottenere le garanzie per il Sud. Ora bisogna “sorve gliare” i decreti delegati.

La speranza è che le classi dirigenti locali passino dalla logica della spesa alla logica del risparmio, altrimenti la tassazione riprenderà a salire. O no?
Non c’è dubbio che il federalismo fiscale comporti il rischio di un aumento della pressione tributaria. Per questo è una sfida assai impegnativa.

Nel suo ultimo libro “Il mondo nuovo” lei rilancia il tema dell’eguaglianza redistributiva, che giudica prioritario rispetto all’eguaglianza delle opportunità. Ma non c’è il rischio che la logica redistribitiva rallenti l’accumulazione e la mobilità sociale?

Nel mondo è’ in crisi un meccanismo di sviluppo. Ma non vogliamo buttare il bambino con l’ac - qua sporca. Vogliamo, invece, mettere in discussione il liberalismo antipolitico che si è affermato per ridare slancio ad una visione equilibrata di liberalismo politico. Non riproponiamo certo il socialismo reale. La verità è che la diseguaglianza sociale in questi anni non ha premiato il talento, ma la rendita finanziaria. Questo è il problema. E’ stato depresso il lavoro, il che ha impedito la mobilità sociale. Non si tratta, perciò, di livellare tutto, ma di garantire che siano premiati merito e innovazione. Non a caso è lo sviluppo basato sui bassi salari che ha bloccato la corsa all’innovazione.

(Giuseppe De Tomaso – La Gazzetta del Mezzogiorno)