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14 giugno 2009

• D’Alema: «Non possiamo riconsegnare la città a chi l’ha portata al declino»

Definisce Taranto una città in bilico. Una città dove sono ancora visibili i segni del degrado, con le conseguenze provocate dal dissesto del Comune, ma dove si scorgono anche possibilità e prospettive di rilancio. E questo dipende dalla formazione di una classe dirigente seria.
Nel sabato che chiude i giochi degli apparentamenti per il ballottaggio alle provinciali, Massimo D’Alema, ex premier e ministro degli Esteri, e oggi esponente di punta del Pd, si spende per il candidato presidente del centrosinistra Gianni Florido, e lo fa incontrando i lavoratori della Vestas, l’azienda che produce le macchine per l’energia eolica, poi i dipendenti del Consorzio trasporti pubblici (Ctp), e recandosi infine a Crispiano e Martina.
D’Alema, che è accompagnato dall’onorevole Ludovico Vico del Pd e dal vice segretario regionale dei Democratici, Michele Mazzarano, srotola il filo dei ricordi e parla di una Taranto degli anni ‘70 «che costituiva un punto orgoglio. Venivo qui, da giovane segretario regionale del Pci, per mediare gli scontri fra il sindaco d’allora, Peppino Cannata, e il Partito comunista. E sì, perchè gli scontri c’erano anche allora». Poi il declino della sinistra e l’avvento di Giancarlo Cito a Palazzo di Città. Cito che oggi è alleato del Pdl a sostegno della candidatura, a presidente della Provincia, di Domenico Rana. «Il quadro adesso è chiaro - afferma D’Alema -. Cito non
poteva che andare con la destra, mentre l’Udc, che è una forza politica nazionale, la Poli Bortone e altri movimenti sono con Florido. Un’alleanza per il Mezzogiorno. Le evoluzioni politiche di quest’intesa? Mah, se son rose fioriranno. Adesso qui è in gioco il destino di Taranto».
D’Alema torna ancora sul periodo di Cito e afferma di aver provato «grande dolore nel vedere il declino di Taranto. Lui ha detto di me in un comizio: “Se torna qui, ci spezzeremo le gambe”. Dove quel “ci” non era riferito ad un qualcosa di plurale, ma a me con un linguaggio un po’ immaginoso. Ricordo che Cito mi ha querelato perchè gli avevo dato del pregiudicato. Ma il giudice Ionta, della Procura di Roma, mi ha assolto perchè io, in quell’occasione, avevo detto solo la verità». D’Alema definisce ancora Cito «fenomeno preoccupante che ha una sua presa sull’elettorato», però, afferma, «non torniamo indietro, non riconsegniamo a lui il governo di una realtà importante come la Provincia».
La sfida è difficile ma non impossibile perchè, sottolinea D’Alema, «la Puglia è tutta in bilico. Non è vero che la Puglia è berlusconizzata. A Bari città come a Brindisi città, alla Provincia di Taranto, Brindisi e Lecce, ci giochiamo la partita sapendo che il ballottaggio è tutta un’altra cosa. Non ci sono liste e candidati. No, si esprime solo una scelta. Netta, chiara. E prevale ovviamente la parte che più lotta, più si mobilita. La nostra sfida è quindi quella di essere presenti in città a partire dai quartieri popolari. Dobbiamo essere presenti ma, soprat
tutto, farci vedere fisicamente».