Uno dei temi su cui la prossima amministrazioni provinciali dovrà misurarsi maggiormente
è quello dello sviluppo. I dati Istat tratteggiano un Paese più povero: da un lato le imprese che faticano a reggere i contraccolpi di una crisi economica devastante, dall’altra i lavoratori alle prese con lo spettro dei licenziamenti.
Una famiglia su cinque, fa sapere ancora l’istituto di statistica, non ce la fa ad arrivare alla fine del mese.
Al sud, com’è facile immaginare, la situazione è ancora più drammatica.In un contesto così problematico, il ruolo degli enti locali diventa allora decisivo, soprattutto nell’interlocuzione con il governo nazionale. I rimedi messi in campo da Berlusconi non sembrano convincere l’opinione pubblica, se è vero che critiche e perplessità vengono espresse, ai vari livelli, sia dalle associazioni di rappresentanza delle categoria produttive sia dalle organizzazioni sindacali, per non parlare
del monito del Papa a guardare con maggiore attenzione alle fasce sociali più deboli.
Le Province, al pari dei Comuni, possono innanzitutto rappresentare le istanze territoriali sollecitando interventi specifici per creare sviluppo e occupazione. La nostra adesione alla manifestazione organizzata dai sindacati e che ha visto l’altro ieri migliaia di persone sfilare per la vie di Taranto assume esattamente questo significato. Un nuovo patto sociale è indispensabile
per rilanciare l’economia ionica su cui pesa come un macigno il calo della produzione
d’acciaio, con migliaia di persone in cassa integrazione.
Per uscire dal tunnel, l’unica risposta credibile è il porto di Taranto. Le criticità sono note, le soluzioni un po’ meno. Si parla spesso di retroportualità, di logistica, di diversificazione produttiva, ma senza procedure semplificate questi propositi restano sulla carta. Ecco perché occorre chiedere a gran voce l’impegno del governo che deve considerare il porto di
Taranto come la vera grande opera strategica per l’Italia. La centralità del Mediterraneo dal punto di vista geopolitico ed economico ci favorisce, a patto di non perdere la sfida della
competitività. Dragaggi e fondali adeguati, di questo abbiamo bisogno per far arrivare in riva
allo Ionio le nuove navi supercontainer che si spostano da una parte all’altra del mondo; nel
nostro porto i container possono essere aperti per la manipolazione delle merci, dal nostro scalo le nostre produzioni di eccellenza, penso innanzitutto al settore agroalimentare, possono
partire per raggiungere ogni angolo del pianeta.
La presenza a venti chilometri dell’aeroporto di Grottaglie, con una pista lunga 3500
metri, completa il quadro per un sistema intermodale di tutto rispetto. Taranto al centro del Mediterraneo, dunque, Taranto snodo strategico per il Paese. Ribadisco perciò quanto
ho avuto modo di affermare: in un anno si renda competitivo il nostro porto, si adottino tutti i provvedimenti del caso, se necessario si individui un alto commissario, ma si faccia presto perchè i nostri concorrenti spagnoli non stanno a guardare.
Ecco la sfida dei prossimi anni, ecco il terreno su cui misurare la nostra azione politicoamministrativa.In secondo luogo, penso al sistema infrastrutturale come precondizione per creare altre occasioni per la valorizzazione del nostro territorio. L’ex Regionale 8 Talsano-Avetrana, che abbiamo appaltato qualche settimana fa, cambierà il volto della nostra viabilità. Questa arteria stradale, che correrà parallela all’attuale litoranea salentina, consentirà di andare in 50 minuti da un versante all’altro della nostra provincia. Nella zona orientale del territorio, sarà possibile insediare nuove strutture ricettive, dagli alberghi ai campeggi e ai ristoranti.
Tutto ruota, com’è facile notare, attorno alla risorsa mare.
Infine, agli enti locali è affidata la responsabilità, quando ne sussistano le condizioni, di lottare contro il precariato. Noi lo abbiamo fatto, con l’assunzione a tempo indeterminato, tramite la società Taranto Isolaverde, di 300 ex lsu, i lavoratori socialmente utili. E abbiamo inoltre operato scelte decisive anche sul versante delle assunzioni, potenziando con giovani laureati il settore Ecologia e Ambiente.
Lungo queste direttrici, il contributo della Provincia di Taranto potrà ancora una volta rivelarsi determinante.
del monito del Papa a guardare con maggiore attenzione alle fasce sociali più deboli.
Le Province, al pari dei Comuni, possono innanzitutto rappresentare le istanze territoriali sollecitando interventi specifici per creare sviluppo e occupazione. La nostra adesione alla manifestazione organizzata dai sindacati e che ha visto l’altro ieri migliaia di persone sfilare per la vie di Taranto assume esattamente questo significato. Un nuovo patto sociale è indispensabile
per rilanciare l’economia ionica su cui pesa come un macigno il calo della produzione
d’acciaio, con migliaia di persone in cassa integrazione.
Per uscire dal tunnel, l’unica risposta credibile è il porto di Taranto. Le criticità sono note, le soluzioni un po’ meno. Si parla spesso di retroportualità, di logistica, di diversificazione produttiva, ma senza procedure semplificate questi propositi restano sulla carta. Ecco perché occorre chiedere a gran voce l’impegno del governo che deve considerare il porto di
Taranto come la vera grande opera strategica per l’Italia. La centralità del Mediterraneo dal punto di vista geopolitico ed economico ci favorisce, a patto di non perdere la sfida della
competitività. Dragaggi e fondali adeguati, di questo abbiamo bisogno per far arrivare in riva
allo Ionio le nuove navi supercontainer che si spostano da una parte all’altra del mondo; nel
nostro porto i container possono essere aperti per la manipolazione delle merci, dal nostro scalo le nostre produzioni di eccellenza, penso innanzitutto al settore agroalimentare, possono
partire per raggiungere ogni angolo del pianeta.
La presenza a venti chilometri dell’aeroporto di Grottaglie, con una pista lunga 3500
metri, completa il quadro per un sistema intermodale di tutto rispetto. Taranto al centro del Mediterraneo, dunque, Taranto snodo strategico per il Paese. Ribadisco perciò quanto
ho avuto modo di affermare: in un anno si renda competitivo il nostro porto, si adottino tutti i provvedimenti del caso, se necessario si individui un alto commissario, ma si faccia presto perchè i nostri concorrenti spagnoli non stanno a guardare.
Ecco la sfida dei prossimi anni, ecco il terreno su cui misurare la nostra azione politicoamministrativa.In secondo luogo, penso al sistema infrastrutturale come precondizione per creare altre occasioni per la valorizzazione del nostro territorio. L’ex Regionale 8 Talsano-Avetrana, che abbiamo appaltato qualche settimana fa, cambierà il volto della nostra viabilità. Questa arteria stradale, che correrà parallela all’attuale litoranea salentina, consentirà di andare in 50 minuti da un versante all’altro della nostra provincia. Nella zona orientale del territorio, sarà possibile insediare nuove strutture ricettive, dagli alberghi ai campeggi e ai ristoranti.
Tutto ruota, com’è facile notare, attorno alla risorsa mare.
Infine, agli enti locali è affidata la responsabilità, quando ne sussistano le condizioni, di lottare contro il precariato. Noi lo abbiamo fatto, con l’assunzione a tempo indeterminato, tramite la società Taranto Isolaverde, di 300 ex lsu, i lavoratori socialmente utili. E abbiamo inoltre operato scelte decisive anche sul versante delle assunzioni, potenziando con giovani laureati il settore Ecologia e Ambiente.
Lungo queste direttrici, il contributo della Provincia di Taranto potrà ancora una volta rivelarsi determinante.
GIANNI FLORIDO
candidato presidente del centrosinistra