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22 febbraio 2009

FINIS PER LE POLEMICHE SUI “RESTAURI” ALLE CHIESE RUPESTRI


Il dott. Tamburrano, Sindaco di Massafra, refrattario come tutti i giovani ad ascoltare i consigli dei più vecchi, non ha voluto tener conto dei miei suggerime nti di lasciar perdere le polemiche sugli sciagurati interventi di “restauro” ai danni dell’antica chiesa di Santa Lucia e di alcune chiese rupestri, ed è tornato sull’argomento usando le pagine di un quotidiano del 10 febbraio e chiamandomi in campo con ironia degna di miglior causa, anche senza fare il mio nome ma con trasparenti allusioni.
Non mi dilungherò a spiegare perché non rispondo sullo stesso giornale; lo faccio per due ordini di motivi: primo, perché il problema dei beni culturali di Massafra riguarda essenzialmente Massafra; secondo, perché io – a differenza di altri - non ho ambizioni politiche per le prossime elezioni provinciali e non dovendo farmi campagna elettorale in provincia, mi basta, per rispondere, la libera Voce di Massafra.
Non perderò tempo per controbattere al Sindaco, per sottolineare che in quanto scrive vi sono date che non tornano e affermazioni contraddette da atti dei tecnici del Comune, perché è manifesto che il dott. Tamburrano vuol portare la polemica sul terreno della rissa politica, ed io non ci sto. Che voglia farlo a viva forza, e rivelando un suo nervo scoperto, basta la sua affermazione che io polemizzerei perché ho (scoperta dell’acqua calda) la tessera del Partito Democratico. No, signor Sindaco. Io polemizzo (insieme con le benemerite e attive Associazioni culturali) perché rozzi incompetenti han messo mano su un patrimonio unico e delicatissimo e non hanno neanche pensato ad opere provvisionali per impedire che le piogge dilavassero i preziosi affreschi della Buona Nuova. E polemizzo perché ho le carte in regola, dal punto di vista professionale, per poter sostenere il confronto con chiunque.
Il dott. Tamburrano ironizza su quelli che scrivono libri e non fanno.
Ma se avesse avuto il tempo - fra una delibera e l’altra per dotare Massafra-pattumiera di ulteriori discariche, magari di raffinati rifiuti speciali - di leggere il curriculum di Roberto Caprara, non avrebbe commesso questa (e molte altre) gaffe. Perché Roberto Caprara nel corso della sua non breve vita (e conta di farlo ancora per molti anni) non si è limitato a scrivere libri, ma ha anche agito molto, nel campo dell’archeologia e del restauro.
Il Sindaco di Massafra aveva forse ancora i calzoni corti quando, negli anni 1972-74, Roberto Caprara con i suoi scavi a Mottola inventava l’archeologia dei siti rupestri e negli anni 1977-80 scavava ad Olbia una grande villa romana distrutta da un incendio, recuperando seimila frammenti di intonaco affrescati. E poiché in Sardegna Caprara ha lavorato già per trentadue anni (e continua ancora) è lì che si sono svolte le sue attività più importanti, anche perché lì la gran parte delle amministrazioni non si preoccupa di scegliere i consulenti e gli operatori sulla base della tessera di partito che – eventualmente – hanno in tasca o della fedeltà al Sindaco, ma si preoccupa della professionalità. Gli “amici degli amici” assai spesso restano al palo, perché si pretende che i lavori vengano eseguiti alla perfezione, come sa fare – ad esempio – qualcuno che ha la tessera del Partito Democratico ma è impeccabile anche quando lavora per Amministrazioni di destra.
Il Sindaco di Massafra ignora che cosa è stato lo scavo intorno al Santuario di San Sebastiano a Teti (Nuoro) che ha portato alla scoperta di un villaggio altomedievale di cui si ignorava l’esistenza e la tomba venerata di un martire locale, o quello sotto la Parrocchiale secentesca dell’Arcangelo a Sàgama (Oristano) dove Caprara ha scoperto due chiese precedenti, una del XIV secolo ed una dell’XI o XII. Ma il dott. Tamburrano puo’, quando vuole, andare a visitarle: sono musealizzate.
E quando vuol vedere come si restaurano gli affreschi, vada – con i suoi consul enti – a visitare la chiesa rupestre di Sant’Andrea Priu a Bonorva (Sassari), con dipinti dal V al XII secolo, dove consulente è stato Caprara. Che consulente è stato ancora quando la Soprintendenza ai Beni Architettonici, Artistici e Storici doveva procedere, in anni recentissimi, all’anastilosi del rudere della chiesa di Santa Maria di Curos, a Monteleone Rocca Doria.
Ma basta con questa che sembra – e non vuol esserlo - un’autocelebrazione, anche se non posso non ricordare fra le cose fatte musei come quello Civico di Chiusi (Siena) o quello Comprensoriale del Medioevo e del Rinascimento di Sorano (Grosseto).
Detto questo - il minimo indispensabile per far conoscere rispettosamente al signor Sindaco quello che lui ignora - lo invito a riflettere su alcune cose. Poiché non amo fare il maramaldo, lo prego vivamente di non continuare nella polemica, che non è il suo mestiere, mentre è il mio. Non ci sarebbe partita: sarebbe come mandare sul ring contro un pugile un bambino. Il pugile non dovrebbe neanche sferrare un pugno: basterebbe un buffetto sulla guancia per mandare al tappeto il bambino.
E poiché non è male sgonfiare il proprio ego e non è mai troppo tardi per imparare ad avere rispetto della cultura, rifletta su un’altra cosa: quando, fra non molti decenni o anche solo anni, non dico negli Stati Uniti o in Germania, ma anche solo a Palagianello, nessuno più ricorderà i nomi dei Sindaci di Massafra tra la fine del XX e gl’inizi del XXI secolo, i libri di Roberto Caprara, molti dei quali parlano di Massafra e delle sue preziose chiese rupestri, saranno ancora letti nelle biblioteche di Boston e Monaco di Baviera e perfino (incredibile dictu, ma chiedere all’Editore Delli Santi) del Cairo e di Abu Dabi.

Roberto Caprara