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06 febbraio 2009

Preoccupazione nelle cliniche:«Eviteranno le cure sarà peggio per tutti»

I clandestini ammalati eviteranno di farsi curare per non rischiare di essere denunciati dallo stesso medico: così si creerà una «sanità parallela» gestita dalle stesse organizzazioni che trafficano in uomini. E’ inquietante lo scenario prospettato dai medici in relazione alla norma introdotta dal «pacchetto sicurezza» in base alla quale è soppresso per il mondo sanitario il divieto di segnalare la presenza degli irregolari e dunque è possibile per un medico denunciare un clandestino che si presenti al suo ambulatorio.
Questa prescrizione legislativa smentisce nei fatti il lavoro svolto negli ultimi anni dal servizio pubblico e finanziato sia dal ministero della Salute sia dall’Isti - tuto Superiore di Sanità: la creazione di ambulatori «Patologie infettive dell’immigrato», cioé centri di eccellenza per la prevenzione e la cura di persone immigrate e spesso clandestine, appunto. Un progetto mirato, che si è basato molto
sull’impegno volontaristico ma che è stato finanziato finora per 30mila euro, è operativo a Bari - presso la Clinica di malattie infettive e tropicali del policlinico - con un asse sperimentale di collaborazione con gli «Ospedali Riuniti» di Foggia, dove la clinica «infettivi» in questi anni ha censito e curato migliaia di immigrati (clandestini compresi) alloggiati a Borgo Mezzanone.
Che succederà, adesso? La reazione dei medici non ammette riserve: tra i camici bianchi non si mimetizzano né delatori né sceriffi. «Non credo - osserva la prof. Laura Monno, che dirige l’ambulatorio del policlinico di Bari - che nessuno possa denunciare nessuno per motivi di salute. Mi sembra ridicola come norma. Peraltro c’è la legge sulla privacy che pure i medici devono rispettare. Il risultato sarà che questa gente si eclisserà, scomparirà, sarà sempre più invisibile, ai margini della società».
E se questa gente fosse affetta da malattie infettive, aumenterebbero i rischi per tutti? «Evidentemente sì», replica, ma avverte: «In genere gli immigrati non sono untori. E’ gente sana: se si ammala, è perché contrae qui la malattia».
Il prof. Gioacchino Angarano, direttore della clinica «infettivi» di Foggia, lo dice chiaro: «Da noi vengono anche i clandestini, e quando vengono il nostro compito è curarli, anche in funzione della difesa della salute dei nostri concittadini». A sottolineare più di tutti il rischio di una sanità gestita dai trafficanti è proprio Angarano: «Per paura della denuncia, i clandestini non verranno da noi ma si rivolgeranno a circuiti paralleli, come già avviene per i cinesi. Poi però, i casi
più gravi arriveranno comunque da noi, quando sarà tardi e più difficile, e perciò anche più costoso, curarli. Dunque sul piano pratico, la norma sortirà un effetto contrario a quello previsto, ma sul piano dell’immagine il ministro Maroni potrà mostrare la faccia cattiva come ha elettoralmente promesso».
Norma «razzista e criminale» la definisce Nicola Laforgia, direttore di Neonatologia al policlinico (nonché assessore alle Culture al Comune di Bari), il quale ricorda la vicenda del bambino morto proprio a Bari «per un’incauta circoncisione eseguita “artigianalmente». Il provvedimento, insomma, potrebbe restare di fatto inapplicato.

ONOFRIO PAGONE gazzetta del mezzogiorno