«Domenica andrò al seggio, farò il mio dovere, eserciterò il mio diritto, metterò una croce sul nome del presidente Vendola, sul simbolo del Partito Democratico e scriverò accanto Mazzarano, perché mi fido di lui».
Con queste parole, ieri sera, Michele Mazzarano ha concluso il comizio di chiusura della campagna elettorale del Pd.
Il candidato che, sabato scorso, in seguito ad una fuga di notizie secondo la quale sarebbe stato tirato in ballo da Tarantini nell’inchiesta sulla sanità, aveva ritirato la sua candidatura, è tornato a parlare in Piazza Garibaldi, gremita di gente per l’occasione. «Ho scelto che questa fosse la serata – ha esordito Mazzarano, motivando il suo intervento – in cui tornare a far sentire la mia voce, non perché voglia mettere in discussione quello che ho fatto una settimana fa ma perché è giusto rendervi grazie per quello che è accaduto in questa settimana. Il vostro affetto, la vostra capacità spontanea di rimettere in moto la campagna elettorale sono state la forza che mi hanno consentito stasera di tornare su questo palco, di tornare a parlare alla mia città, ai tanti amici e compagni di Palagiano, Castellaneta, Mottola, Grottaglie, Manduria, Crispiano che hanno deciso da soli di disubbidire, di dire che potevano anche fare diversamente da quello che avevo deciso io».
«In giorni di una sofferenza atroce, in cui si viene colpiti da una violenza inaudita e da una ridondanza nazionale – ha continuato - ci sono solo due modi per non cadere giù e rimanere in piedi: ascoltare la propria coscienza e poter andare in giro ancora a testa alta, guardando in faccia e negli occhi i miei cari prima e tutti voi dopo; ascoltare voi tutte le volte in cui mi avete detto “non mollare, vai avanti, siamo tutti con te”». E ha ribadito: «Non sono qui per mettere in discussione quello che ho deciso sabato scorso. Quando ho deciso di dimettermi ho deciso di dare un segnale di stile, di differenza, in un Paese in cui può accadere tutto ed esponenti del centro-destra continuano imperterriti a far finta di nulla, in cui si fa straccio delle istituzioni, delle regole, si crea quotidianamente il conflitto tra i poteri dello Stato e si fa una campagna elettorale velenosa ».