Comincia da oggi per un primo gruppo di dipendenti Ilva la seconda fase di cassa integrazione. Gli esuberi, 4mila in tutto, raggiungeranno il tetto massimo nei prossimi giorni. Il periodo di «cassa», previsto dall’accordo firmato mercoledì scorso dal Gruppo Riva e dal sindacato Fim Cisl, è di tredici settimane: si concluderà, quindi, il primo giugno. L’Ilva ha annunciato l’ulteriore ricorso alla cassa integrazione agli inizi della scorsa settimana. E’ stato il vicepresidente del Gruppo, Fabio Riva, durante la riunione a Milano nella sede di Federacciai, a confermare il provvedimento iscrivendolo nella generale tendenza negativa figlia della recessione. La produzione dello stabilimento siderurgico calerà del 50 per cento nel 2009.
Non è escluso il ricorso a nuovi provvedimenti di cassa integrazione vista l’incertezza sui tempi di uscita dalla crisi.
L’intesa sulla cassa integrazione non è stata siglata dagli altri due sindacati dei metalmeccanici: Fiom Cgil e Uilm Uil. La Fiom contesta i termini dell’accordo soprattutto nella parte salariale, chiedendo per i lavoratori in esubero un trattamento economico integrativo che permetta loro di contenere le perdite in busta paga dovute al periodo di cassa integrazione. La Fiom insiste perché questo contributo non sia una tantum ma mensile, cioè finché l’azienda ricorrerà all’ammortizzatore sociale. Il sindacato guidato da Franco Fiusco chiede anche l’assunzione di tutti i lavoratori interinali anche se sul punto Fim Cisl e Uilm Uil hanno polemizzato, rivendicando a sé la difesa dei precari, operai senza tutele i quali vengono già licenziati a centinaia alla scadenza del contratto per le difficoltà legate alla crisi dell’acciaio.