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08 marzo 2009

L’ENNESIMA ASSURDITA’ DEL GOVERNO BERLUSCONI: IL NUCLEARE

L’ENNESIMA ASSURDITA’ DEL GOVERNO BERLUSCONI: IL NUCLEARE

Persino Rubbia, premio Nobel per la Fisica ha già espresso la totale incoscienza, anche economica, di questa scelta

BARI – La Puglia produce più del doppio di quanto gli serve in termini energetici. Gli introiti derivanti da questo surplus di energia prodotta non arrivano nelle tasche dei pugliesi. E nemmeno vanno in quelle della Regione. Gli effetti inquinanti quelli invece sì, rimangono in loco, come sanno benissimo a Cerano, in provincia di Brindisi ed altrove. Il Presidente Vendola e tutta la maggioranza di centrosinistra – come è perfettamente visibile in Puglia - hanno dato il via libera, a certe condizioni, alla produzione di energia da fonti rinnovabili. Che invece potrebbe dare reddito anche ai piccoli proprietari agricoli. E lo assicura certamente alle imprese a gli uomini che credono nelle fonti rinnovabili e non inquinanti di energia. Nel frattempo ci troviamo ad ascoltare l’ennesima burla del nostro Presidente del Consiglio. Era martedì grasso il giorno dell’annuncio del ritorno del nucleare. Come se non ci fosse stato alcun referendum. Gli italiani credono sinceramente che dopo l’annuncio dell’intesa con la Francia ci saranno 4 centrali nucleari sul suolo italiano. Naturalmente qualcuno dovrebbe dir loro che quello che hanno firmato Italia e Francia è un semplice MOU, acronimo che sta per memorandum of understating, più semplicemente, lettera di intenti o protocollo d’intesa. Poco più di una stretta di mano insomma. Qualcuno dovrebbe dire loro che la Francia ha bisogno di partners per rilanciare e rifinanziare nuove centrali. Quelle che ha ora sono vetuste e costose ed il loro costo è coperto alla stessa maniera delle nostre rinnovabili: pagando a maggior prezzo l’energia prodotta e accollandone il costo ai contribuenti. Per tirarsi brillantemente d’impiccio la Francia ha trovato l’Italia di Berlusconi che ha fatto il MOU. Per venire a noi pugliesi e scuoterci dal torpore indotto dal sistema informativo, va detto che non si prospetta nessun beneficio economico per la Puglia, ma solo la sua riduzione coloniale a piattaforma umana e logistica per le esigenze del Nord. Tra le ipotesi in circolazione sui siti dove dovranno sorgere le centrali compaiono i nomi di Carovigno, nella provincia di Brindisi, Avetrana tra Taranto e Lecce, Mola in provincia di Bari. Quali i vantaggi per quei cittadini e per la Puglia? Nessuno, come al solito. Vorrei allora riportare il parere del Nobel per la Fisica Carlo Rubbia il quale testualmente dice: "Sa quando è stato costruito l'ultimo reattore in America? Nel 1979, trent'anni fa! E sa quanto conta il nucleare nella produzione energetica francese? Circa il 20 per cento. Ma i costi altissimi dei loro 59 reattori sono stati sostenuti di fatto dal governo, dallo Stato, per mantenere l'arsenale atomico. Ricordiamoci che per costruire una centrale nucleare occorrono 8-10 anni di lavoro che la tecnologia proposta si basa su un combustibile, l'uranio appunto, di durata limitata. Poi resta, in tutto il mondo, il problema delle scorie". Presumo che se ne intenda di energia nucleare più dell’intera maggioranza al Governo oggi in carica. La Puglia oggi dirà il suo no alle centrali nucleari, motivato dal punto di vista economico e scientifico, approvando l’ordine del giorno del Presidente Maniglio. Dei problemi energetici del Nord del Paese, la Puglia si è già fatta abbondantemente carico. Quindi di nucleare e di atomico ci sono solo le balle e le bugie agli italiani che la maggioranza berlusconiana di centrodestra continua a propinare. In assoluta colleganza con la minoranza pugliese di destra-centro (Rocco Palese e dintorni) che ripete meccanicamente e soprattutto acriticamente quanto Le ordina il suo capo milanese, Silvio Berlusconi. Non importa se le sue scelte, anche in materia energetica, danneggiano gli italiani ed in misura ancor più significativa i Pugliesi.

Bari, 4 Marzo 2009 Il Consigliere Regionale del PD

Paolo Costantino

p.s. ad integrazione

In data 25 novembre 2003, Carlo Rubbia (premio nobel per Fisica 1984) fu ascoltato in Commissione Ambiente alla Camera in merito al decreto-legge n.314/2003 che indicava in Scanzano Ionico (MT) il possibile sito unico nazionale.

Ecco in sintesi il suo intervento:

Si apre a questo punto grave problema dell'eliminazione dei rifiuti radioattivi. Con vari metodi sono inceneriti, triturati, macinati, pressati, vetrificati e inglobati in fusti impermeabili a loro volta disposti in recipienti di acciaio inossidabile, veri e propri sarcofaghi in miniatura.
Queste "vergogne" dell'energia nucleare vengono nascoste nelle profondità sotterranee e marine. Non abbiamo la minima idea di quello che potrebbe succedere dei fusti con tonnellate di sostanze radioattive che abbiamo già seppellito e di quelli che aspettano di esserlo. Ci liberiamo di un problema passandolo in eredità alle generazioni future, perché queste scorie saranno attive per millenni.
La sicurezza assoluta non esiste neppure in quest'ultimo stadio del ciclo nucleare. I cimiteri radioattivi possono essere violati da terremoti, bombardamenti, atti di sabotaggio. Malgrado tutte le precauzioni tecnologiche, lo spessore e la resistenza dei materiali in cui questi rifiuti della fissione sono sigillati, la radioattività può, in condizioni estreme, sprigionarsi in qualche misura, soprattutto dai fusti calati nei fondali marini. Si sono trovate tracce di cesio e di plutonio e altri radioisotopi nella fauna e nella flora dei mari più usati come cimiteri nucleari. Neppure il deposito sotterraneo, a centinaia di metri di profondità può essere ritenuto secondo me, completamente sicuro. Sotto la pressione delle rocce, a migliaia di anni da oggi, dimenticate dalle generazioni a venire, le scorie potrebbero spezzarsi o essere assorbite da un cambiamento geologico che trasformi una zona da secca in umida, entrare quindi nelle acque e andare lontano a contaminare l'uomo attraverso la catena alimentare. A mio parere queste scorie rappresentano delle bombe ritardate. Le nascondiamo pensando che non ci saremo per risponderne personalmente
.”