tag foto 1 tag foto 2 tag foto 3 tag foto 4 tag foto 5

12 marzo 2009

- OGGETTO . CONFERENZA DEI SERVIZI PARCO DELLE GRAVINE

COMUNICATO STAMPA

OGGETTO . CONFERENZA DEI SERVIZI PARCO DELLE GRAVINE




Un nuovo attacco contro il parco delle gravine è stato scatenato da diversi sindaci con il concorso di associazioni venatorie e della Confagricoltura. Il tentativo è quello di ridimensionare ulteriormente la superficie del parco già attualmente assottigliata rispetto alla sua estensione naturale, circa 28 mila ettari a fronte dei 100 mila emersi da uno studio del prof. Bassani nel 1990.
Il parco è lo strumento più idoneo per tutelare e salvaguardare un patrimonio naturale, paesaggistico e storico di valore assoluto come la terra delle gravine e per dare un futuro ad un territorio che soffre la presenza di un comparto industriale in declino e ad alto impatto ambientale. L’opposizione al parco è condotta da forze che intendono difendere la cementificazione sempre più spinta in atto e forme insostenibili di agricoltura e zootecnia di carattere intensivo che sono all’origine di processi distruttivi della terra delle gravine come il dissesto idrogeologico e l’alterazione del paesaggio naturale ed agrario tramandato di generazione in generazione. Quello che i sindaci e la Confagricoltura difendono è un modello di sviluppo della terra delle gravine insostenibile, dagli alti costi ambientali e sociali (si pensi ai frequenti fenomeni di inondazione dei terreni, all’inquinamento della falda da pesticidi, etc) e privo di prospettive in quanto basato sul depauperamento delle risorse naturali.
In linea con questa impostazione, le forze anti-parco hanno richiesto alla Regione di accogliere tutte le domande di esclusione dal parco presentate dagli agricoltori rivendicando un diritto assoluto di questi ultimi di poter disporre a loro piacimento dei propri terreni. Per sindaci e Confragricoltura la terra delle gravine è concepita come area franca nella quale, a differenza di quanto accade ovunque, le leggi dello stato in materia di tutela di ambiente, paesaggio, beni archeologici etc debbono applicarsi solo a discrezione dei proprietari. Una posizione palesemente arcaica ed antistorica, mirata a raccogliere facili consensi anche con l’ausilio di una campagna anti-parco del tutto spregiudicata e senza esclusione di colpi. L’automatismo rivendicato per l’accettazione delle richieste di uscita dal parco è, inoltre, improponibile anche sul piano formale poiché in netto contrasto con la legge istitutiva del parco. Tali domande non possono che essere accolte solo se non ledono la continuità territoriale del parco, la sua omogeneità naturalistica e se non mettono a rischio la salvaguardia e la tutela del suo patrimonio multiforme.
Del tutto fuorviante ed in contrasto con la legge quadro 394/92 è la richiesta di sindaci ed associazioni venatorie di consentire la caccia all’interno del parco. Verrebbe meno una delle prerogative della stessa istituzione del parco volta a tutelare la riproduzione di specie faunistiche altrimenti a rischio di estinzione per il sempre più invadente processo di antropizzazione del territorio. I sindaci, di fatto, hanno fatto proprie le posizioni più oltranziste del mondo venatorio che mirano ad una pratica della caccia senza freni.
La Regione, nella conferenza dei servizi del 2 Marzo, ha proposto una modifica della legge istitutiva del parco delle gravine prevedendo l’istituzione di una fascia “3”, nella quale includere 1.600 degli ettari per i quali è stata inoltrata richiesta di uscita dallo stesso parco. In questa zona rimarrebbero in vigore solo le norme urbanistiche previste dai PRG comunali con l’eliminazione della gran parte dei vincoli preesistenti. Per le associazioni ambientaliste la proposta è stata formulata senza fornire i necessari chiarimenti ed è recepita in un disegno di legge dalla formulazione molto ambigua e contraddittoria. Se positivo è il tentativo, da parte della Regione, di non ridurre il perimetro del parco, d’altro canto la soluzione proposta non offre le necessarie garanzie di tutela per le aree da inserire nella proposta zona “3”. Si pensi alla graduale deregulation in materia urbanistica a livello nazionale che ha facilitato il massiccio ricorso alle varianti urbanistiche (vedi i SUAP) e la conseguente cementificazione delle aree tipizzate come agricole. Per le associazioni ambientaliste occorre che l’applicazione della normativa comunitaria e nazionale, pur in una diversa tipizzazione delle aree del parco delle gravine, debba essere garantita in tutta la sua estensione. L’istituzione di una fascia “3” deve essere inoltre considerata strumento non già per ridurre la superficie del parco, ma per allargarlo ad aree contermini allo scopo di renderlo gestibile attraverso una più razionale linearità del suo perimetro.

Taranto, 9 Marzo 2009 per il “COORDINAMENTO PER IL
PARCO DELLE GRAVINE”

Franco Alò, Tito Anzolin, Pietro Chiatante, Leo Corvace, Paola Lodeserto, Marinella Marescotti,